Stupro Firenze, ecco i nomi dei due carabinieri. Ed è caccia alle foto
Si aggrava sempre più la posizione dei due militari indagati e arriva l'ipotesi di una "rete"che copra eventuali abusi da parte di esponenti dell'Arma
Nel caso dello "stupro di Firenze" compaiono i due nomi dei carabinieri accusati di aver violentato due giovani americane: l'appuntato scelto Marco Camuffo (50 anni), sposato con figli, e Pietro Costa (30) originario di Palermo, quest'ultimo atteso oggi in Procura per deporre di fronte ai magistrati incaricati dell'indagine. (Secondo Libero, Marco Camuffo avrebbe invece 43 anni).
Indagine dalla quale sono emersi nuovi elementi che peggiorano la situazione dei due esponenti dell'Arma e che smentiscono il racconto dell'appuntato Camuffo, il quale ha ribadito che il rapporto fu "consenziente" e di non essersi accorto che la ragazza con cui ha consumato il rapporto sessuale fosse "ubriaca". Un elemento, quest'ultimo, confutato dalle analisi cliniche che hanno invece riscontrato nella studentessa americana in questione un tasso alcolemico molto alto. Gli inquirenti tendono a escludere quindi che l'appuntato possa non essersi accorto delle condizioni della giovane americana e del fatto che fosse incapace di intendere e di volere.
Ai due militari indagati vengono contestate diverse violazioni e omissioni. Quella di essere entrati in primis in dicoteca e di fare tappa al bar mentre erano in servizio, la decisione di far salire in auto le due studentesse americane (la cui "assicurazione antistupro", mai contratta, è risultata essere una bufala), decisione consentita solo in casi eccezionali e comunque previa segnalazione alla centrale operativa (segnalazione mai pervenuta da Camuffo e Costa). Ancor più grave la scelta di entrare nel palazzo dove le due americane risiedevano, lasciando l'auto di servizio parcheggiata di fronte al caseggiato sito in una zona che, forse, non era neanche di loro competenza, elemento sul quale sono in corso ulteriori accertamenti.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera aggiunge un particolare piuttosto inquietante: "La spregiudicatezza di entrambi convince i magistrati della procura militare ad ampliare gli accertamenti. Secondo le prime informazioni trasmesse da Firenze, mercoledì era la seconda volta che i due carabinieri uscivano insieme in pattuglia. Eppure si sono fidati l’uno dell’altro, hanno violato tutte le regole evidentemente consapevoli che non sarebbero stati traditi. Ecco perché si ipotizza che il loro comportamento possa non essere isolato e dunque si vuole accertare se ci sia una rete di complicità che “copre” eventuali abusi. Proprio come accaduto in Lunigiana dove un’inchiesta della Procura di Massa Carrara ha portato agli arresti otto carabinieri di caserme diverse per aver abusato sessualmente di almeno una donna e aver picchiato numerosi stranieri. Per questo nell’elenco dei testimoni da convocare ci sono gli altri quattro carabinieri intervenuti mercoledì sera alla discoteca Flo, senza escludere di poter interrogare anche altri colleghi e superiori".
CACCIA ALLE FOTO DEI CARABINIERI. CALDEROLI: SBATTUTI COME MOSTRI IN PRIMA PAGINA, MENTRE A RIMINI C'ERA IL TERRORE DI SCRIVERE CHE SI TRATTAVA DI IMMIGRATI...
"Ma perché la settimana scorsa c'era il terrore di scrivere che gli stupratori di Rimini erano immigrati, nonostante le inequivocabili dichiarazioni delle vittime, e adesso il presunto stupro di cui sono sospettati due Carabinieri campeggia sulle prime pagine?", interviene così Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord, sulla vicenda di Firenze e sulla caccia ai nomi e alle foto dei due carabinieri accusati. "Il mostro va sbattuto in prima pagina solo quando non si tratta di un immigrato? - continua -. Comunque su questa vicenda aspettiamo che la magistratura faccia piena luce. Se poi i due militari risulteranno colpevoli allora dovranno pagare con il massimo della pena, come tutti gli stupratori, ma se risulteranno innocenti, in molti dovranno chiedergli scusa. E dovranno essere scuse pubbliche.