Tutte le bugie sull'olio di palma. Ecco perché il grasso tropicale fa male
Il convegno dell'Università di Napoli Federico II sull'olio di palma
Olio di palma sì o olio di palma no? Mentre in rete e sui media in generale se ne sentono di tutti i colori sul controverso ingrediente utilizzato dall'industria alimentare (soprattutto nei prodotti da forno) e che proviene in massa dalle foreste pluviali del Sedest asiatico, un convegno organizzato dall’Università Federico II di Napoli tenta di mettere ordine nella materia e di dire la verità sul reale impatto del consumo di olio di palma sulla salute dei consumatori.
Secondo quanto riporta il Fatto Alimentare (www.ilfattoalimentare.it), gli esperti dell'ateneo campano hanno passato in rassegna i molti aspetti negativi dell'utilizzo del grasso tropicale, lasciando da parte i pur importanti aspetti che riguardano la questione ambientale correlata alla distruzione delle foreste. L’olio di palma ha un tenore di acidi grassi saturi comparabile a quello del burro, ma contiene una quantità doppia di acido palmitico: secondo i partecipanti al convegno, oltre a contribuire a una buona riuscita del prodotto, l'industria alimentar preferisce l’olio di palma ad altri grassi perché costa poco.
I vantaggi economici però non tengono conto delle controindicazioni sulla salute umana, perché l'ingrediente è ricco di acidi grassi saturi- responsabili dell’innalzamento dei livelli di colesterolo nel sangue – superiore alla maggior parte degli altri oli come l'olio d’oliva, quello di semi di girasole, quello di soia e quello di mais. Oli che, diversamente da quello di palma contribuiscono a mantenere sotto controllo il colesterolo grazie alla presenza di acidi grassi mono-polinsaturi.
In quanto a presenza di acidi grassi saturi, l'olio di palma è comparabile al burro, solo che il primo presenta una quantità doppia di acido palmitico, che contribuisce ad aumentare significativamente i livelli di colesterolo che impattano significativamente sul rischio cardiovascolare.
In più, durante il convegno sono stati ribaditi i potenziali problemi legati alla presenza di sostanze cancerogene derivate dal processo di raffinazione e appartenenti al gruppo dei glicidi esteri. Caratteristica che ha spinto l’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa) ad indicare come potenzialmente rischioso il consumo abituale di prodotti alimentari contenenti quantità rilevanti di olio di palma, soprattutto per bambini e adolescenti.