Cronache

Un incidente che diventa cronaca culturale e politica

di Carlo Patrignani

Ciò che pareva scontato un mese fa: tamponamento o scontro o contatto di uno scooter Kymco con un furgone Ford della Hertz, seguito dal prematuro e violento decesso del conducente dello scooter, uguale caso chiuso, non lo è più oggi grazie a un moto spontaneo di tantissime persone e di alcune testimonianze decisive che possono con i loro racconti rimettere in discussione una versione ufficiale stesa in fretta e furia.
Un fatto di cronaca che giorno dopo giorno è divenuto un fatto culturale e politico per la pretesa legittima e insopprimibile della verità e dell'accertamento della verità, quindi della giusta giustizia rispetto alle responsabilità civili di chi quel tragico e drammatico fatto di cronaca ha provocato.

Senza atti e proclami eclatanti e ridondanti, ma restando nell'ambito di quanto consentito dagli ordinamenti, si è così arrivati a smontare una versione superficiale e lacunosa: spetterà ora al PM della Procura di Roma, Roberto Felici, chiudere, e ci si augura in tempi relativamente brevi, questa amara vicenda alla luce delle testimonianze spontanee e coraggiose nonchè delle necessarie perizie dei mezzi - scooter e furgone - posti sotto sequestro giudiziario per verificare la compatibilità con due versioni contrapposte: quella ufficiale stesa quando sul posto erano rimasti solo i due mezzi e il conducente del furgone e quella ricostruita minuziosamente dalle testimonianze presenti al momento del tragico evento.

Nessuna caccia al colpevole a tutti i costi, da mandare al patibolo, nessuna richiesta di pena esemplare, quale deterrente o antidoto per il futuro, nessuna vendetta da consumare nei confronti di qualcuno, ma solo e soltanto accertamento della verità e giusta giustizia rispetto alle responsabilità civili di chi quel fattaccio ha causato.

Orbene, questo fatto di cronaca sta assumendo una valenza molto più ampia, quella di un fatto culturale e politico che a moltissimi media non è sfuggito, tanto che si è prodotta una ricchissima e nutritissima rassegna stampa, dove non c'è traccia alcuna della politica in senso stretto che ha ben altre faccende di cui occuparsi: di quel che accade nella società, che come in questo drammatico caso riguarda certamente i familiari della ignara vittima ma per come poi si è sviluppato tantissime persone, alla politica ufficiale non importa un fico secco. E lo stesso può dirsi di quei media, pochi in verità, che preferiscono discettare all'infinito sui massimi sistemi, sulle sofisticatissime e inconcludenti teorie geopolitiche ed economiche.

Ci sono almeno due o tre punti da cogliere e sviscerare ulteriormente dietro e dentro questo fatto di cronaca di per sè ricorrente e per nulla eccezionale.


Il primo, fondamentale: il rigetto di una versione data per certa e inoppugnabile, quasi fosse una verità rivelata, un dogma. E' del tutto evidente e lapalissiana la sostanziale differenza che intercorre tra pensare e credere. Se si resta prigioniere del credere, anche un asino che vola è realtà, se si pensa tutto cambia: la discriminante sta nel pensiero critico, meglio laico, profondamente laico!

Il secondo punto: la pretesa della verità e del suo accertamento sempre e comunque, costi quel che costi, e della giusta giustizia, attraverso gli stumenti (leggi e ordinamenti) a disposizione e le iniziative che con tali strumenti (leggi e ordinamenti) non confliggono.

Il terzo punto, decisivo: la partecipazione su quel che è realmente successo degli altri, che c'è da pensare, a fronte di un esteso coinvolgimento, hanno ben compreso il senso e la pulizia del contenuto dei primi due punti.
Qualcuno, come ad esempio Giorgio Napolitano, potrebbe dire: ma questa è antipolitica, perchè sfugge totalmente ai canoni logori e e vetusti della politica ufficiale: convenienza, utilità, conta dei voti, prebende e vantaggi, che di fatto pongono le persone e i loro problemi ai margini dell'interesse reale che resta circoscritto, appunto, solo e soltanto alla convenienza e quindi al numero che ne deriva.

Insomma, per la politica ufficiale, colorita di tanti proclami altisonanti e vuoti, e ancor meglio per i politici di mestiere, per i dominus creati momentaneamente per esser sostituiti e rottamati successivamente a lavoro sporco ultimato, in fondo in fondo dei reali problemi delle persone, delle loro vicissitudini, non interessa un fico secco. E meno che mai a quanti a prima vista per le loro forbite narrazioni poetiche e le loro attraenti coalizioni sociali, appaiono come i nuovi paladini della giustizia giusta, gli uomini mandati dalla Provvidenza!

E l'adorabile farabutto, il medico 35enne, Riccardo Patrignani, imbattutosi, suo malgrado, sul Muro Torto di Roma, con un autentico farabutto per niente adorabile, sarebbe totalmente d'accordo...