Cronache

Università di Padova, la studentessa Emma Ruzzon: "Basta competizione"

di Mariangela Campo

Durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’università il discorso per sensibilizzare sul suicidio e sul benessere psicologico

Emma Ruzzon, con le sue parole, ha spiegato con chiarezza che non basta specializzarsi per il futuro: sono tutte attività che contribuiscono a inserirsi nella vita sociale e professionale, ma manca la possibilità di affrontare i problemi fondamentali dell’essere umano.

Lasciar parlare la paura (e la sofferenza) è fondamentale oggi, soprattutto in corrispondenza della particolare epoca che stiamo vivendo. 

Il filosofo e sociologo francese Edagr Morin dice che siamo immersi in un’epoca di incertezze sul nostro futuro, quello delle nostre famiglie, quello della nostra società, quello dell’umanità. Un altro sociologo, Ulrich Beck, ha parlato di una società in cui si sono moltiplicati i rischi legati ai cambiamenti climatici, alle centrali nucleari e alla moltiplicazione delle armi nucleari. Insomma, da sempre la civiltà ha fabbricato catastrofi in maniera sistemica: economiche, politiche, culturali, ecologiche.

Emma chiede semplicemente che le istituzioni aiutino i giovani ad affrontare le incertezze e i rischi, le contraddizioni e la complessità del percorso che è la vita di ciascuno. Non sappiamo dove o quando saremo felici o infelici, non sappiamo quali malattie subiremo, non conosciamo in anticipo le nostre fortune e sfortune. Quello che sappiamo è che vivere è avere continuamente bisogno di comprendere gli altri e di essere compresi dagli altri. Pur vivendo in un’epoca di comunicazioni, la nostra non sembra essere un’epoca di comprensioni. Incomprensione tra generazioni, tra genitori e figli, tra pari, tra capi e dipendenti.

La comprensione umana non è insegnata da nessuna parte

Noi adulti, in genere, cerchiamo di dominare le nostre angosce attraverso la conoscenza, l’informazione, i dibattiti televisivi con gli esperti, ed esprimiamo i nostri pareri in vari modi. I più giovani, per ritrovare l’equilibrio ogni volta che i fatti emotivi e reali si allontanano dalla loro quotidianità, hanno bisogno di adulti, genitori, educatori, insegnanti e istituzioni in grado di contenere il loro smarrimento e di rispondere adeguatamente e con semplicità alle domande. È loro diritto chiedere aiuto, ed è dovere di adulti e istituzioni fare in modo che lo abbiano