Culture
Everest apre il Festival di Venezia. Il film ricostruisce la vicenda in modo parziale
Sarà il film «Everest» a inaugurare la Mostra del Cinema di Venezia e il settimanale OGGI, da domani in edicola (anche su www.oggi.it), ha chiesto un parere al grande alpinista Reinhold Messner, che quella cima l'ha affrontata su tutti i versanti. «Conosco la tragedia del 1996, ma parlando con uno dei produttori ho capito che viene ricostruita in modo parziale. Il film è basato su un aspetto emozionale... Ma la tragedia del 1996 non fu una semplice disgrazia. È accaduta perché due bravissime guide a un certo punto hanno deciso di diventare imprenditori del settore turistico. Rob Hall e Scott Fischer erano in competizione tra loro per chi riusciva a portare più gente in cima all’Everest…
Dovevano porsi obiettivi più ragionevoli. Sull’Everest porti qualcuno, non decine di persone alla volta… Per far salire gente impreparata Rob Hall e Scott Fischer hanno fatto ricorso a tutte le loro risorse fino a esaurirle. Erano sfiniti. Sono morti loro e gli altri, senza un’idea di cosa fare, hanno fatto la stessa fine», dice Messner a OGGI. Quanto al tanto discusso “turismo degli Ottomila”, l'alpinista rivela a OGGI di essere stato «forse il primo a cui è stato richiesto. Tanti anni fa. Un americano, proprietario di una linea aerea, mi chiese di portarlo sull’Everest. Era un alpinista, aveva già guidato una spedizione sull’Everest, però non era riuscito a raggiungere la cima. Voleva arrivarci a tutti i costi e ha chiesto a me di accompagnarlo. Ho rifiutato… L’americano è arrivato a offrirmi il 10 per cento della sua compagnia. Ma non sono andato». Conclude Messner: «Oggi, purtroppo, si fa una gran confusione. Non si capisce che l’alpinismo è una cosa, sport e turismo un’altra».