Fabiola Gianotti, la ragazza di via Panisperna
di Giuseppe Vatinno fisico e giornalista
(www.giuseppevatinno.it)
Ho incontrato per la prima volta Fabiola Gianotti a Roma, nel settembre del 2015, presso la sede del CNR durante il convegno annuale della SIF (Società Italiana di Fisica) a cui lei era stata invitata nell’ambito dell’anno internazionale della luce per il discorso inaugurale ed io per una comunicazione scientifica.Dopo il suo intervento, durante la pausa caffè, mi sono avvicinato per conoscerla e chiederle alcune questioni più tecniche che riguardavano la sua esposizione; devo dire che mi ha colpito subito per una sua naturale gentilezza e disponibilità che è difficile trovare in persone che hanno raggiunto un alto livello di notorietà per le loro capacità professionali.
La Gianotti è nata a Roma 53 anni fa; Fabiola si avvicina alla Fisica, come spesso avviene, da bambina quando si trova sotto mano un libro divulgativo che parla di Madame Curie e dell’effetto fotoelettrico; la scienziata polacca doveva sicuramente esercitare una grande fascino su quella bambina timida e curiosa, come del resto la logica stringente che Albert Einstein aveva utilizzato per spiegare l’estrazione degli elettroni (e quindi la produzione di una corrente elettrica) da parte dei fotoni (e cioè la luce).
Fabiola si trasferisce per il liceo classico a Milano dalle Orsoline e cioè frequenta una scuola religiosa e poi si laurea in Fisica presso l’Università Statale di Milano nel 1984 dove pure prende il titolo di dottorato in fisica delle particelle elementari con l’analisi dei dati provenienti dall’esperimento UA2 che avrebbe dato il premio Nobel a Rubbia e all’Italia per la scoperta dei bosoni vettori intermedi, i mediatori dell’interazione elettro – debole; dopo un breve passaggio al CNR, nel 1987 la troviamo già al CERN a Ginevra, il più grande centro scientifico del mondo, dove si studia la materia nei suoi componenti fondamentali e cioè quelli nucleari; la carriera al CERN va molto bene tanto che dal 1993 al 2003 è portavoce dell’esperimento ATLAS ruolo che riprende dal 2009 al 2013.Ma l’evento che cambia la vita a Fabiola avviene nel luglio del 2012: è infatti lei insieme ad un collega a dare notizia che l’elusiva “particella di Dio” e cioè il bosone di Higgs è stato trovato sperimentalmente nel laboratorio franco – svizzero; questa scoperta frutterà il premio nobel allo scienziato scozzese –insieme a Francois Englert - e a Fabiola la direzione generale del CERN, carica che l’Italia aveva avuto già due volte in passato: la prima con le stesso Rubbia dal 1989 al 1994 e poi da Luciano Maiani dal 1999 al 2003 ed è comunque la prima volta che viene affidata ad una donna.
Fabiola è un caso un po’ particolare nella fisica: è, appunto, una donna che raggiunge il vertice del “potere” nella fisica di punta cioè quella delle particelle elementari e poi è credente in un ambiente che spesso fa dell’ateismo militante la propria ragion d’essere e che a volte raggiunge toni livorosi e scomposte perdite di controllo nei confronti di chi la pensa diversamente, come ad esempio è il caso del direttore di Le Scienze, Marco Cattaneo.
Ma torniamo al lavoro di Fabiola.
Giunta al CERN si occupa di ATLAS e cioè di uno dei rivelatori di particelle delle collisioni ad alta energia che avvengono all’ LHC; negli ultimi anni questo ha significato dare la caccia al bosone di Higgs e cioè quella particella mancante alla teorie del cosiddetto modello standard –che spiega al meglio attualmente possibile il mondo della materia- che si cercava da molto tempo; il bosone di Higgs, senza entrare in inutili tecnicismi, serve a dare massa alle le altre particelle con un meccanismo proposto nel 1964 da diversi fisici teorici tra cui, appunto, lo scozzese Peter Higgs; in pratica si fanno urtare fasci di protoni ad altissima energia riproducendo le condizioni del Big Bang e si osservano le particelle che vengono prodotte;analizzando i dati si è quindi avuta la conferma sperimentale di questo meccanismo fondamentale per rendere consistente il modello standard.
La Gianotti è balzata alla fama dopo l’annuncio del ritrovamento dell’ Higgs tanto da ricevere l’ambitissima prima copertina della prestigiosa rivista Time nel 2012.
Cosa c’è nel futuro di Fabiola? Il suo destino ormai è legato a quello della fisica fondamentale e quindi la sua ricerca è centrata sul rilevamento di quella elusiva materia detta “materia oscura” che compone il 27% della energia-materia totale e che non è stata mai osservata (il resto è composto da un 68% di energia oscura e solo da un 5% di materia “normale” e cioè di atomi); una sfida importantissima per l’intero edificio teorico della Fisica moderna e darle, chissà mai, il premio Nobel a questa scienziata italiana che rinverdisce la grande tradizione del nostro Paese iniziata con la scuola di Via Panisperna.