I segreti della Notte della Taranta 2017
Pop devozionale. La religiosità si fa spettacolo
Imponente, suggestivo, evocativo, il palco della Notte della Taranta 2017 è la concretizzazione del sogno di George Lapassade, l'inventore del neo tarantismo, l'antropologo francese grazie al quale il 'Rinascimento Salentino' è stato possibile, 20 anni fa. Lo studioso replicò qui infatti, in questo lembo allora dimenticato di sud, quello che, con risultati ottimi, aveva fatto a Essaouira, Marocco, Dove aveva ricostruito un rito, una festa, una celebrazione, legate alle radici profonde di quella terra, ridando vita a un festival che oggi è la migliore attrattiva turistica della zona. Come è avvenuto nel Salento
La 'Notte della Taranta' è il risultato maggiormente appariscente di una invenzione, fortemente sostenuta da intelligenti amministratori locali, (ricordiamo su tutti, Sergio Blasi) che hanno subito compreso che da lì poteva partire una 'buona pratica' di rivalutazione del territorio.
Questo conta e questo è successo,
Non più le discussioni accademiche sul rapporto con le radici, non più le analisi storiche del 'cattivo passato che torna' (per citare le parole di Ernesto de Martino, diventato grazie a questo revival una superstar dell'antropologia, citato da tutti, letto da nessuno). Tanto che si hanno poche notizie sulle attività della Fondazione che, oltre a occuparsi della Notte della Taranta, dovrebbe sviluppare lo studio sul fenomeno del tarantismo. Se si mettono da parte questi aspetti, la Notte della Taranta è certamente una scommessa vinta. Organizzazione perfetta (merito del presidente della Fondazione, Massimo Manera), una buona gestione del territorio (grazie al Sindaco, Ivan Stomeo che è succeduto a Blasi), musica piacevole, da vastissima platea, che tutti possono amare, senza addentrarsi nella sperimentazione, che potrebbe urtare orecchie vacanziere. Non c'è più bisogno nemmeno di grandi ospiti (quest'anno Suzanne Vega, all'insegna della nostalgia pop…). E 200.000 persone nella splendida piazza con il Monastero degli Agostiniani alle spalle per festeggiare la fine dell'estate.