Culture

Il tanto atteso Othello di Orson Welles arriva a Venezia

E' il 2 settembre 1951, e con queste parole Mario Gromo – scrittore e critico cinematografico tra i più influenti dell’epoca – informa i lettori de “La Stampa” dell’improvvisa defezione di uno dei titoli più attesi della XII Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Bloccata alla dogana la copia in versione originale (o forse, secondo altre fonti, non ancora pronta), per evitare l’incidente – il secondo in pochi anni che coinvolge Welles e la Mostra, dopo il ritiro dal concorso del Macbeth nel ’48 – si cerca di ripiegare sulla versione doppiata in italiano (stampata in fretta e furia dalla Scalera, coproduttrice del film), ma Welles è irremovibile: la copia è tecnicamente scadente, la proiezione viene annullata. E così quella “versione italiana”, che pure debutta con scarsa fortuna nelle nostre sale poche settimane dopo (e ben cinque mesi prima che l’Othello vinca il Grand Prix al Festival di Cannes del ’52), viene “dimenticata” dagli studiosi di Welles, che pure hanno indagato a fondo ogni dettaglio dell’opera del Maestro.

A oltre 60 anni da quel 1951, e nel centenario della nascita di Welles, la Cineteca Nazionale porta finalmente al Lido, in versione restaurata, quell'Otello. L’appuntamento è domani, martedì 1° settembre, per la pre-apertura della 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. E le sorprese, anche per chi conosce le altre edizioni dell’Othello di Welles (oltre a quella di Cannes, anche quella uscita negli Stati Uniti nel ’55 e quella restaurata del ’92), non mancheranno: la versione italiana, infatti, con i dialoghi a cura di Gian Gaspare Napolitano supervisionati da Welles, è la più lunga, e offre varianti anche significative e immagini mai viste, a cominciare da un dialogo tra il Moro ed Emilia (cfr. clip in allegato).

Per saperne di più su questo Otello “doppiamente italiano” (non dimentichiamo che il film fu girato in molte location del nostro Paese, da Venezia a Roma a Viterbo), inoltre, il CSC – Cineteca Nazionale ha pubblicato di recente il volume L’Otello senz’acca. Orson Welles nel fondo Oberdan Troiani di Alberto Anile, nel quale – come spiega il Conservatore della Cineteca Nazionale Emiliano Morreale – «il nostro maggior studioso di Welles guida il lettore in una delle lavorazioni più avventurose della storia del cinema».