Culture
“La libraia blu” esce in Italia. Parla Kim Michele Richardson
La saga megaseller da oltre 1 milione di copie ha conquistato le classifiche di New York Times, Los Angeles Times e Usa Today
“La libraia blu”, l’epopea vera e misconosciuta del Popolo dalla pelle blu nel pluripremiato megaseller di Kim Michele Richardson: “La mia eroina, simbolo della forza delle donne e della lotta all’ingiustizia”.
Honey Lovett ha sedici anni e la pelle blu, pronta a scurirsi maggiormente a ogni emozione. E no, questa non è affatto la trama di un fantasy alla Avatar, perché in La libraia blu di Kim Michele Richardson – la saga megaseller da oltre 1 milione di copie che dopo aver conquistato le classifiche di New York Times, Los Angeles Times e Usa Today e vinto ben 38 importanti riconoscimenti letterari, esce ora in Italia per Libreria Pienogiorno e in altre 14 lingue – tutto non solo è emozionante ma anche storicamente inappuntabile: la sua eroina è l’ultima discendente dei Blu del Kentucky, un Popolo, misconosciuto eppure realmente esistito, che un’insolita pigmentazione dell’epidermide ha relegato ai margini della società per oltre un secolo. Si chiama metemoglobinemia la rara alterazione che dà alla pelle un colore blu cielo, e negli Stati Uniti fu scoperta per la prima volta agli inizi dell’ottocento in una famiglia di Troublesome Creek, sui monti Appalachi.
La libraia blu
“È stato un privilegio e una gioia fare la conoscenza degli unici abitanti dalla pelle blu del mio Paese natale”, dice Kim Michele Richardson, che in quelle zone è nata e cresciuta. “I Blu erano un popolo intelligente, mite e dignitoso che, originario della Francia, si è insediato nel Kentucky attorno al 1820, quando un orfano francese, Marin Fugate, chiese e ottenne un’assegnazione di terra nel Nuovo Mondo. Ebbe sette figli, quattro dei quali avevano la pelle blu. Qualunque colore che non fosse il bianco alabastro o il marrone abbronzato dal lavoro dei campi, rendeva ancora più dura un’esistenza già grama, in quelle zone come in qualsiasi altra città degli Usa”. E se il colore era il blu causato da una strana caratteristica del sangue, poi, le cose andavano ancora peggio: “le famiglie che avevano quella pigmentazione venivano escluse, guardate con sospetto, braccate dai media dell’epoca, cacciate nelle vallate più buie”, relegate - nella scala delle discriminazioni - al di sotto dei pochi neri che da quelle parti vivevano.
“La metemoglobinemia congenita è dovuta a una carenza che comporta la presenza nel sangue di livelli più elevati di metemoglobina – una forma di emoglobina – con una conseguente riduzione dell’ossigenazione” spiega Richardson. “Meno ossigeno rende il sangue marrone cioccolato anziché rosso, con il risultato che l’epidermide appare blu. Sebbene non rappresenti alcun pericolo, per gli altri come per sé stessi, e le persone con metemoglobinemia congenita possano vivere molto a lungo senza che alcuna seria malattia possa essere collegata al colore della pelle, anziché essere celebrati per la loro unicità i Blu furono regolarmente vittime di pregiudizi, isolamento, feroci ingiustizie”.
Ne sa più di qualcosa Honey Lovett, la protagonista del romanzo di Richardson, che dalla propria madre ha ereditato non solo quella caratteristica della pelle, ma anche una dignità indomita e la convinzione che nessuna legge potrà mai dire a qualcuno chi può amare e chi no. Nessuno meglio di Honey sa che tradizione può essere solo il nome che gli uomini danno alla loro paura. Sono le vecchie tradizioni che le hanno imposto di vivere nascosta con la sua famiglia per la maggior parte della sua giovane vita. Ed è sempre per quei pregiudizi che ora i suoi genitori stanno per essere imprigionati.
La libraia blu
La sola colpa di sua madre, Cussy Mary, è di avere la pelle colore del cielo.
La sola colpa di suo padre Jackson è di averla sposata, nonostante la legge vieti i matrimoni misti.
Se non fugge, Honey rischia di finire in un riformatorio, ai lavori forzati. E in quanto discendente dei Blu del Kentucky, perfino di peggio…
Da sua madre, però, Honey ha imparato pure che i libri sono un’arma potente, di libertà e di lotta. Così, tornata a Troublesome Creek, il posto dove tutte e due sono nate e da cui avevano dovuto fuggire, decide di riprendere ciò che Cussy aveva cominciato. La chiamavano la Donna dei libri, perché percorreva senza sosta gli impervi sentieri di quelle montagne con le bisacce piene di volumi. E ora, in sella alla stessa vecchia mula, anche Honey diventa una libraia ambulante.
“Sia lei che sua madre aderirono al Pack Horse Library Project” continua Richardson, “il progetto voluto da Eleanor Roosvelt che, tra il 1935 e il 1943, divenne un importante veicolo di istruzione per molte persone che non avevano accesso alle scuole. La capacità di leggere e scrivere contribuiva a rompere il circolo vizioso della povertà debilitante. E soprattutto, e questo forse è ancora più decisivo, era fonte di emancipazione e libertà”.
Ben pochi vedono di buon occhio una giovane donna istruita e indipendente, per di più del colore “sbagliato”, e Honey dovrà combattere duramente per trovare il suo posto nel mondo senza lasciarsi sopraffare. Ma sebbene le catene che la vorrebbero inferiore e sottomessa siano gelidamente tenaci, non smetterà di credere fermamente che i libri hanno il potere di spalancare porte e di abbattere muri.
“Quando arrivò l’iniziativa del Pack Horse, il Kentucky orientale era nel bel mezzo della fase più violenta della sua storia, tra sanguinose guerre del carbone e una terribile Depressione. Eppure queste donne coraggiose e indomite, che emancipano loro stesse lottando anche per gli altri, consentono di esplorare come non mai il tema universale della sorellanza” dice ancora l’autrice. “Dato che io stessa sono cresciuta nella povertà, e ho trascorso i primi dieci anni di vita in un orfanotrofio, non mi è difficile comprendere le sofferenze altrui. E forse ciò è vero per chiunque abbia incontrato delle avversità” conclude. “La mia speranza è che questa storia possa contribuire a dissipare la paura e l’ignoranza, che sempre generano odio e sentimenti tossici tra le culture”.
Fa proprio questo La libraia blu, con la sua splendida eroina. Per il New York Times è “uno straordinario ritratto di profonda sorellanza, che celebra la forza delle donne e il potere dei libri”. Per il Los Angeles Times “un romanzo colmo di bellezza, orgoglio e dignità”. Per Usa Today “una luce per illuminare il mondo, fonte di ispirazione contro la misoginia e l’ignoranza”.
L’ultimo membro della famiglia originaria del Popolo Blu, i Fugate, è nato nel 1975, e alla nascita presentava la caratteristica pelle celeste, che però è diminuita di intensità man mano che è cresciuto. Non pare siano scolorati allo stesso modo pregiudizi, discriminazioni, ingiustizie. “Quindi, forza, c’è ancora bisogno di Honey, e di magnifiche ragazze come lei”.