Culture

L'Italia riscopre i grandi pittori: al via a Monza la mostra sui Macchiaioli

L'opinione di Giacomo Costa

Negli ultimi due decenni il nostro paese riscopre l'arte e le mostre, soprattutto al nord

La mostra  dei macchiaioli a Pisa

La mostra di Pisa ha conseguito un assetto che ormai si potrebbe chiamare classico. I quattro luoghi principali della Macchia: il golfo di La Spezia, l’Appennino Pistoiese, Castiglioncello, e Pergentina (una periferia di Firenze); i numerosi esponenti del gruppo, ad esempio Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Cristiano Banti, Odoardo Borrani, Giuseppe Abbati, Raffaelo Sernesi; e le opere più note e celebrate, quelle che si trovano in ogni libro sui Macchiaioli, ad esempio la Signora al sole di Fattori, i Pascoli a Castiglioncello di Signorini, Gli Orti a Pergentina di Lega, la sublime Signora in giardino di Vito d’Ancona, sono tutti rappresentati. E il visitatore appassionato li ritrova di decennio in decennio, o di anno in anno, come dei vecchi amici. Ciò ha una spiegazione abbastanza semplice.

Le istituzioni pubbliche che custodiscono questi quadri, e alle quali attingere per le mostre, sono principalmente due: la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze e il Museo Civico Giovanni Fattori a Livorno.

Che si possa andare a conoscere la Macchia in queste due fondamentali sedi non è a mio avviso ancora noto al pubblico anche colto. Dovrebbe essere insegnato a scuola perché questi sono o dovrebbero diventare luoghi fondanti della nostra Italia. Ora, la mostra di Monza, pur mantenendo la struttura “classica” di cui sopra, non attinge celebrati quadri ai Pitti e al Museo Civico.

Benché se si leggono gli epistolari dei Macchiaioli si trovino continui lamenti per la difficoltà di esitare i loro quadri, sebbene alcuni Macchiaioli, come Abbati, o Lega, abbiano a volte vissuto della generosità di Diego Martelli, il loro ospitale e comprensivo amico, o di Crisitano Banti, un collega a cui una notevole ricchezza capitò addoso all’improvviso, in un secolo e mezzo di storia successiva un collezionismo tacitamente cripticamente si è sviluppato.

Il collezionismo privato

La Mostra di Monza è fatta di un’abile e forse prodigiosa attivazione del collezionismo privato. Come Simona Bartolena, la direttrice artistica della Mostra, e i suoi collaboratori ci siano riusciti non saprei dire. Sono poche le grandi opere esposte. La mostra è fatta in gran parte di rincalzi. Ma che rincalzi!

Quadri o raramente visti o mai visti prima, e che probabilmente non si vedranno più, che stupiscono ed esaltano per la nuovamente scoperta bellezza e fanno amare i Macchiaioli ancor di più. Mi limito a citare Nuvole bianche e Bauco presso Roma di Giovanni Fattori, Vicolo di paese e Strada di paese di Vincenzo Cabianca, la Campagna con grano maturo e La salita del pellegrino di Silvestro Lega, Ritratto di fanciulla di Telemaco Signorini Tutti quadri la visione di uno solo dei quali meriterebbe un salto alla Villa Reale di Monza.