Nerone e le sue imperatrici rivivono a Oplontis
Archeologia sotto le stelle alla scoperta del sito del Parco archeologico di Pompei
Nella Villa Imperiale di Oplontis (Torre Annunziata) si aggira Sabina Poppea, seconda moglie dell’imperatore Nerone. Il suo volto si nasconde dagli occhi indiscreti che vogliono sapere la verità, ascoltare una storia dimenticata. Una storia raccontata e recitata da “Le nuvole” negli ampi spazi degli scavi di Oplontis nell’ambito di “Archeologia sotto le stelle”, il ciclo di visite notturne “Campania by night” nei siti archeologici realizzato dalla Regione e curato dalla Scabec in collaborazione con il Mibact; uno spettacolo che introduce i visitatori alla scoperta di uno dei siti più affascinanti e preziosi rinvenuti nell’area vesuviana. La Villa, grandiosa per dimensioni, qualità degli affreschi, comprendente un complesso termale e adorna di pregevoli sculture in marmo, venne costruita intorno alla metà del I secolo a.C. e poi ampliata in età claudia. Per la presenza di un’iscrizione dipinta su di un’anfora, si suppone che sia appartenuta a Poppea, donna di grande fascino sensuale e di una intelligenza vivace che usò proprio l’arma della sensualità per conquistare l’imperatore. Lo storico latino Tacito scrisse di lei che aveva avuto ogni dono dalla natura“ tranne che un animo onesto“; all’apparenza mite e riservata, celava in realtà un carattere ambizioso e portato alla dissolutezza. Sulla sua morte si sa che morì forse proprio ad Oplontis per un incidente di gravidanza. Oggi il sito di Oplontis, inserito tra i beni sotto tutela Unesco, fa parte del Parco archeologico di Pompei ed è meta di turismo culturale. Non ancora visitabile nella stessa area è invece la cosiddetta villa B attribuita ad un certo Lucius Crassius Tertius. La grande quantità di anfore accatastate e suppellettili avvalora la tesi che la struttura fosse destinata in parte a magazzini e quindi ospitasse probabilmente un’azienda di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli provenienti dai dintorni. I pregevoli affreschi ritrovati fanno pensare che solo una parte dell’edificio era riservata all’abitazione del padrone. Oltre a monete e monili, nella struttura sono rinvenuti alla luce i resti di 54 persone che si erano raccolte per rifugiarsi durante l’eruzione del Vesuvio. Un altro appuntamento del programma “Campania by night”, realizzato sempre dalla Scabec in questo caso in collaborazione con l’Ente Parco del Vesuvio, è “Selene ama Venere” che comprende la visita al Gran Cono del Vesuvio con le guide del vulcano e spettacolo di canti tradizionali e suggestive danze dei paesi vesuviani a cura dell’Associazione Perla Etnica.
Eduardo Cagnazzi