Culture

Phono press, il regno dove il vinile prende vita

di Maurizio Zanoni

Sarà l'azione di poggiare la puntina e vederla correre concentricamente solco dopo solco. Saranno i giradischi impolverati che richiamano alla mente il ricordo di un tempo che non c'è più. Sta di fatto, comunque, che quando il buon vecchio vinile torna magicamente a piroettare sul piatto si viene investiti da un suono intimo, avvolgente, che sfiora l'anima.

Nessuno, infatti, sembra aver rinchiuso nel dimenticatoio i 33 e 45 giri. Tant'è vero che, dopo una lenta decadenza, il mercato del vinile ha ritrovato vigore: nel 2014 è stato registrato un incremento delle vendite, rispetto all'anno precedente, pari al 50 percento. Significato che il disco è tornato in auge, seppur in maniera contenuta rispetto ai nuovi formati. Una rinascita quindi dell'analogico che si rivale sulle avveniristiche tecnologie digitali e sulla loro pulizia del suono, benché gli impianti e i macchinari per la produzione risalgano a circa 30 anni fa. Al giorno d'oggi, infatti, l'evoluzione industriale del comparto del vinile è ferma. E le aziende che hanno resistito al passaggio delle epoche sono pochissime: in Italia, ce n'è solo una, che trova ubicazione nella provincia di Milano (Caleppio di Settala).

Quest'eccellenza made in Italy si chiama Phono Press ed è sorta nell'1985. Sei anni fa è passata nelle mani di Filippo De Fassi Negrelli, classe 1973, il quale fece una scelta drastica nel suo percorso professionale: preferì coltivare la sua sconfinata passione per il vinile, con i rischi del caso, anziché restare alla direzione di un istituto bancario, «a vendere prodotti che non servivano a niente». Per mostrare quel che l'attuale titolare ha saputo costruire, sono state spalancate le porte dello stabilimento da cui ha avuto origine un viaggio retrò, fatto di macchinari, cimeli inestimabili per collezionisti, copertine di grandi miti del panorama musicale e cinque operosi dipendenti. Il primo passo lo muoviamo nello studio di incisione: «Qui - spiega il proprietario -, tramite un fonoincisore Neumann VMS70, vengono creati i master principali: una testina, nella cui punta è incastonato uno zaffiro, segna un disco speciale chiamato acetato. Dopodiché - continua -, attraverso diverse procedure e un bagno galvanico, otterremo una matrice da cui si duplicheranno i dischi».

Questi ultimi nasceranno da un ammasso di granulato pvc, che sarà immesso e sottoposto a pressatura a caldo, sotto una forza di 100 tonnellate, a cui saranno applicate in automatico anche le rispettive etichette. Finirà l' iter con una rifilatura dei bordi. E il disco è bell'e che fatto. «Quelli idonei al controllo - continua Filippo De Fassi Negrelli - saranno infine passati al confezionamento mentre gli altri, che presentano le imperfezioni più disparate, saranno scartarti. Il materiale dei dischi accantonato non sarà gettato, bensì recuperato e riutilizzato nelle lavorazioni, anche in un'ottica di rispetto ambientale». Lo stabilimento Phono Press ha una capacità produttiva pari a 5mila pezzi al giorno. Finora, il vinile con la più alta tiratura commissionata (8mila doppi, totale 16mila), neanche a dirlo, è quello di Vasco Rossi con l'ultimo album "Sono Innocente". Anche altri big della musica nostrana hanno teso nuovamente le braccia a questo glorioso formato: Tiziano Ferro, Emma, i Subsonica, Mina. Tanto per citarne alcuni. Tra cumuli di etichette, involucri e dischi è altresì possibile scorgere nomi di caratura internazionale come Kylie Minogue o Alice Cooper. Nonostante il rinnovato interesse però rimane una certa apprensione per quella che resta comunque una nicchia dei supporti, le cui innovazioni tecnologiche sono nella pratica rimaste al palo. Chissà, forse un domani il mercato allargherà maggiormente il suo raggio e l'industria del vinile, incentrata oggigiorno su abilità e maestrie artigiane, potrà finalmente ricevere gli aggiornamenti che merita. Nel frattempo continuerà a cercare di ottenere il suono il più possibile fedele all'originale, senza sonorità aggiuntive, partendo da insignificanti pezzettini di plastica. Un lavoro questo che alla Phono Press sanno fare egregiamente. E regalano alle generazioni di ogni età brani che emettono ancora quel fruscio caratteristico, della puntina che passa tra i solchi, che alcuni non vogliono proprio dimenticare.