Culture
Pirelli HangarBicocca, al via l’esposizione di Cerith Wyn Evans
“The Illuminating Gas”: luce, energia e suono offrono ai visitatori un’esperienza sinestetica. La mostra è visitabile dal 31 ottobre 2019 al 23 febbraio 2020
Pirelli HangarBicocca presenta “...the Illuminating Gas”, la più grande esposizione mai realizzata da Cerith Wyn Evans. Ventiquattro opere, tra lavori storici e nuove produzioni, sono disposte negli spazi espositivi di Pirelli HangarBicocca in un’elaborata partitura.
Cerith Wyn Evans (Llanelli, Galles, Regno Unito, 1958; vive e lavora tra Londra e Norwich), tra gli artisti inglesi più acclamati degli ultimi decenni, intraprende la sua carriera nella scena alternativa londinese di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta. Allievo degli artisti John Stezaker (1949) e Peter Gidal (1946) alla Central Saint Martins e successivamente studente al Royal College of Art, dove si diploma nel 1984, Wyn Evans si contraddistingue ai suoi esordi per la creazione di cortometraggi sperimentali. A partire dagli anni Novanta l’artista abbandona la produzione filmica e si dedica alla realizzazione di sculture, installazioni, fotografie e interventi site-specific o performativi. La sua ricerca si focalizza sul linguaggio e sulla percezione e si caratterizza per l’utilizzo di elementi effimeri quali la luce e il suono, per l’uso del montaggio come tecnica compositiva e del potenziale immaginativo della parola, oltre che per la centralità della dimensione temporale e del concetto di durata nella fruizione di un’opera.
Cerith Wyn Evans con la sua pratica mette spesso in atto processi di trasformazione, declinando un erudito bagaglio di citazioni e riferimenti in forme del tutto nuove. Questa operazione avviene attraverso l’impiego di materiali testuali che, decontestualizzati, vengono tradotti in un linguaggio luminoso: ad esempio sotto forma di pulsazioni in codice Morse, come avviene nella celebre serie degli Chandeliers, di scritte al neon o di fuochi d’artificio. In modo più celato e meno diretto inoltre l’artista interpreta i diagrammi che rappresentano i movimenti degli attori nel teatro giapponese Noh, trasponendoli in sculture, e richiama nelle sue opere l’immaginario di artisti storici come Marcel Duchamp (1887-1968) e Marcel Broodthaers (1924-1976).
Nella loro eleganza ed equilibrio formale, i lavori attingono a una complessità di riferimenti e citazioni – letteratura, musica, filosofia, fotografia, poesia, storia dell’arte, astronomia e scienza – che trasmettono la cultura del ventesimo e ventunesimo secolo come un sistema dinamico da decifrare, mettendo in discussione la nostra nozione di realtà. Attraverso un’indagine sulla percezione, sul linguaggio e sulla comunicazione Wyn Evans mette in luce il potere evocativo dell’arte e la sua capacità di creare collisioni tra significati differenti, interrogandosi spesso sul confine tra il visibile e ciò che non è possibile vedere a occhio nudo, tra materiale e immateriale.
La mostra “ ....the Illuminating Gas”, a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí, presenta ventiquattro lavori, tra sculture storiche, complesse installazioni monumentali e nuove produzioni, che occupano in tutto il suo volume gli oltre cinquemila metri quadrati delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca. Il percorso si apre con il lento e costante pulsare di sette imponenti colonne luminose alte venti metri StarStarStar/Steer (totransversephoton) (2019). L’opera, realizzata appositamente per la mostra e composta da uno scheletro di lampade tubolari assemblate in cilindri di varie altezze, crea una coreografia di luci e ombre che a intermittenza invadono lo spazio. Tale dispiego di energia fa da contrappunto al suono emesso dall’opera attigua, eterea scultura in vetro anch’essa composta di elementi trasparenti, Composition for 37 flutes (2018). Dalle sue sottili canne l’aria scaturisce in un sibilo che suggerisce uno stato di tensione tra l’armonia di un respiro e il suo dissolversi.
Lungo le Navate tutti gli elementi sono sospesi e si sviluppano in un’elaborata partitura visiva concepita dall’artista: come in un concerto le tredici sculture al neon della serie Neon Forms (after Noh) (2015-2019) dialogano con l’intrico chilometrico di rette e curve luminose di Forms in Space...by Light (in Time) (2017) – lavoro originariamente concepito per le Duveen Galleries della Tate Britain di Londra e presentato a Milano in una nuova configurazione.
Per la serie Neon Forms (after Noh) l'artista attinge al repertorio di passi, movimenti del capo e del kimono o dei gesti del ventaglio compiuti dagli attori del teatro Noh, così come vengono sintetizzati e rappresentati negli schemi che descrivono la messa in scena di un determinato ruolo. Cerith Wyn Evans li trasforma in una veste inedita attraverso un articolato montaggio che li inverte, torce, specchia, dilata, estende e sovrappone. Forms in Space...by Light (in Time) riprende inoltre forme utilizzate da Marcel Duchamp in The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even, conosciuta anche come Il Grande Vetro, (1915-1923) – in particolare quella dell’Oculist Witnesses, diagramma del dispositivo utilizzato in ottica per misurare la vista – e le trasforma in luce.