Culture

Torna Gabriele Muccino con “Gli anni più belli”

Andrea Lorusso

Muccino è un maestro nel cogliere le sfumature umane più contorte del sentimento, e ce lo dimostra ancora una volta con “Gli anni più belli”

Torna Gabriele Muccino con “Gli anni più belli”. Potenza della commedia tragico-sentimentale

Muccino è un maestro nel cogliere le sfumature umane più contorte del sentimento, e ce lo dimostra ancora una volta con “Gli anni più belli”

Nelle sale dal 13 febbraio 2020 ed un incasso in quattro giorni di 2,9 milioni di euro. In linea con il film di due anni fa, “A casa tutti bene”, uscito nello stesso periodo e che portò al botteghino di fine corsa 9,1 milioni di euro.

Gli anni più belli segna il ritorno di Gabriele Muccino alla regia, con una pellicola potente, reale, che si insidia negli anfratti più reconditi della crisi umana medio-borghese di chi ama se pur incastonato nel materialismo, nell’ipocrisia di paese, e nella difficoltà di seguire con limpidezza la propria bussola del cuore.

Magistrale Favino – presenza costante nei film dell’autore – peccato invece la mancanza di Stefano Accorsi, un altro marchio di fabbrica dei cast Muccino.

Tuttavia il film vola alto, a mio giudizio più del precedente lavoro, con un incalzante ritmo delle paranoie esistenziali. La ragazza che perde l’innocenza e vaga nei meandri di storie impossibili per poi tornare – come nella leggenda del filo rosso cinese – al primo indissolubile amore; Il giornalista squattrinato che tenta di ricucire con la famiglia; L’ingordo avvocato di ideali che diventa avido di potere; Il professore di lettere fragile come un uccellino, e così via.

Una combriccola di amici che si dilania nel tempo, però: “Le cicatrici sono il segno ch’è stata dura, il sorriso è il segno che ce l’abbiamo fatta!”, degno di nota il sottofondo musicale inciso da Claudio Baglioni, voce che impreziosisce la qualità della trama.