Ai Weiwei fa centro a Palazzo Strozzi. A Firenze la mostra delle polemiche
La mostra "Ai Weiwei Libero a Firenze" a Palazzo Strozzi sino al 22 gennaio 2017
di Paola Serristori
Metti la città italiana simbolo dell'arte nel mondo e l'artista contemporaneo simbolo nel mondo dell'arte di protesta. “Ai Weiwei Libero a Firenze” – mostra a Palazzo Strozzi sino al 22 gennaio 2017 – si apre oggi dopo un già sensazionale lancio di presentazione. “Palazzo Strozzi?”, chiede la turista. “Là dove ci sono i canotti rossi alle finestre”, risponde un passante fiorentino. I canotti rossi – che richiamano l'attenzione sulle traversate via mare dei migranti – sono un canone visivo di Weiwei, l'artista cinese imprigionato per le sue proteste contro la censura del governo di Pechino.
Il fatto che se ne parli dimostra che la sua concezione ha fatto centro. In una delle sale iniziali del percorso di visita 360 zainetti grigi e neri, tutti uguali, assemblati tra loro come un grande gioco di lego, riproducono sulla parete il corpo di un lungo serpente, a memoria della morte degli studenti nel crollo di edifici scolastici che utilizzano materiali scadenti durante il sisma nel Sichuan nel 2008. Una parete di selfie dell'artista col dito medio alzato sullo sfondo di monumenti (Colosseo, piazza San Marco, White House, Tour Eiffel, gli skyline di New York e Hong Kong) è il messaggio più esplicito.
L'arte di Weiwei è denuncia. Le immagini fotografiche di Dropping a Han Dynasty Urn, distruzione di un'urna cineraria della dinastia Han (206 a.C.), sottolineano la distruzione dell'eredità culturale del Paese voluta dal governo con la Rivoluzione Culturale. Alcuni critici hanno storto la bocca in una morfia di disapprovazione, quando non di disgusto. Ma nell'epoca in cui Marina Abramovic intrattiene i visitatori spazzolandosi i capelli – una delle sue performance più celebrate – non si può negare a Weiwei una denuncia intellettuale colta in uno spazio artistico. Iron Grass, ciuffi di erba in ghisa, allude al significato della parola “erba” in cinese, usata dagli internauti per eludere la censura su internet. I granchi sono un altro di questi espedienti per parlare liberamente.
L'omaggio alla città sull'Arno, che ha dato i natali a tanti geni delle arti, è personalizzato nei ritratti di Dante, Savonarola, Galilei composti con veri mattoncini lego. Un linguaggio ludico che alleggerisce il peso del messaggio di estraneazione di un artista da un sistema che nega il diritto di espressione del pensiero. Lo studio in pietra, distrutto dalla polizia di Shangai il giorno stesso dell'inaugurazione, è ricostruito in una delle sale. Come l'araba fenice, la voce di WeiWei è risorta dalla repressione e lotta per tutti coloro che non accettano soprusi contro l'essere umano.