Cura di sé

Omeopatia, Boiron risponde a Garattini: "Questa non è una guerra"

Di Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota

"Questa non è una guerra. Omeopatia e medicina tradizionale non sono in contrapposizione. Tanto è vero che a creare l'omeopatia, duecento anni fa, fu un medico tedesco, Samuel Hahnemann. Si tratta piuttosto di capire quando e come l’omeopatia può affiancarsi alla medicina tradizionale”. Così Christian Boiron, direttore generale dell'omonimo gruppo farmaceutico, entra nel dibattito di questi giorni in Italia sull’omeopatia. A scatenarlo l'ultimo libro di Silvio Garattini, “Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia”, ma anche la scelta del ministro Lorenzin di scrivere la prefazione per il libro “Elogio dell’omeopatia”, scritto da Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, associazione che raggruppa le principali aziende italiane di rimedi omeopatici. 

Christian Boiron, in una conferenza stampa organizzata a Segrate nella filiale italiana dell'azienda francese leader nell'omeopatia, ha a sua volta annunciato l’imminente pubblicazione del suo nuovo libro, “Cento anni di ricerca in omeopatia” (in uscita in Italia nei prossimi mesi): "In questo libro parlo dei tanti interrogativi che negli anni ci siamo posti e delle tante risposte date, senza negare gli ambiti ancora da chiarire e su cui ricercare. Ma non ho scritto un libro per trovare nuovi 'sostenitori' tra medici, farmacisti e pazienti. Non è necessario, perché l'omeopatia si sviluppa da sola. Ha solo bisogno di essere se stessa".

L'omeopatia è presente praticamente in tutti i Paesi del mondo, anche se in modo diversificato, ed "è una realtà consolidata in moltissimi ospedali, come il Sacco di Milano, dove si sta sperimentando se possa essere di supporto nella cura del cancro per rendere alcuni medicinali meno aggressivi o alleggerire gli effetti della chemioterapia". Sono 400.000 gli operatori della salute che consigliano medicinali omeopatici in tutto il mondo e i pazienti che si curano anche con questi farmaci sono 300 milioni. "Per esempio, l'India è il primo Paese al mondo con oltre 200.000 medici omeopatici: fu Gandhi a farle un'importante pubblicità definendola una medicina non violenta".

"Stimo molto il prof. Garattini, come ricercatore negli ambiti scientifici in cui ha competenza: purtroppo, fra questi, non figura l'omeopatia - ha proseguito Boiron - . Gli chiesi personalmente anni fa di fare ricerca sui medicinali omeopatici, ma rispose che non era interessato. Io stesso, se potessi avere laboratori più grandi, farei ricerca anche sui farmaci tradizionali. E un giorno conosceremo anche il meccanismo d'azione in base al quale i medicinali omeopatici danno prove di efficacia". 

Al centro del dibattito tra scienziati, infatti, ci sono i fondamenti teorici dell’omeopatia, in particolare la legge delle diluizioni infinitesimali. "Diluizioni che portano, spesso, ad eliminare qualsiasi traccia del principio attivo originario", sostiene Garattini nel suo libro. Da qui l'espressione "Acqua fresca". 

Boiron replica: "Capisco che questo sia inaccettabile sul piano della classica conoscenza scientifica, basata sul principio che per avere un'azione serve una quantità sufficiente di principio attivo. Ma l'omeopatia va oltre: non cerca di spiegare il perché, al momento la scienza non è in grado di farlo, ma guarda il risultato. Anche il paracetamolo o i vaccini furono usati per decenni, perché erano efficaci, senza che fosse ancora stato scoperto il loro meccanismo d'azione".

Poi una metafora per spiegare ulteriormente il concetto: "Gli effetti dell'omeopatia sono come le orme dell'orso sulla neve: ci fanno capire che l'orso esiste, anche se non lo riusciamo a vedere".

Ed è qui che il dibattito si sposta anche su un piano più teorico, filosofico. Quale deve essere l'obiettivo della ricerca? "Oggi - conclude Boiron - credo si debba tornare a pensare che la ricerca non deve dimostrare e convincere, ma deve capire, comprendere, trovare e progredire"

Maria Carla Rota