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Di Maio Zelig a Cernobbio
Europeista tra gli europeisti
La comparsata fatta ieri da Di Maio a Cernobbio è indicativa di quello che potrebbe accadere se divenisse davvero premier. Di Maio, come spesso avviene, ha ribaltato diverse volte le posizioni che finora aveva avuto. Un continuo cambio di idee che fa girare la testa.
I Cinque Stelle sono tutto e il contrario di tutto come il loro leader Beppe Grillo che aveva iniziato spaccando i computer sul proscenio dei suoi spettacoli e che poi è finito per adorarli come nuovo totem dell’antropocene prossimo venturo peraltro già preconizzato, con puntate nella fantasy, da Casaleggio padre con inquietanti filmati su Gaia.
Ma torniamo a Di Maio.
Ieri ha parlato di Italia come smart nation, che non è una sigla di una merendina come parrebbe ma l’immagine retorica di una nazione avanzata tecnologicamente. Ma questo presuppone la scienza e la tecnologia e il M5S -come noto- non ha un buon rapporto con esse, dai vaccini alle scie chimiche. Poi naturalmente ha detto che loro non sono “né di destra né di sinistra” (ed allora saranno de centro, no?) solito slogan di chi vuole le mani libere. Naturalmente ieri, come lo Zelig di Woody Allen, si è presentato europeista tra gli imprenditori, rinnegando gli usuali atteggiamenti anti-Ue. Classica la chiusa poi la solita frase sul fatto che il M5S “non fa alleanze”. Qualcuno spieghi a Di Maio che con l’attuale sistema elettorale sono obbligatorie.