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Economia
Anas, Ice, Consob, Servizi, Asi: lo spoil system Lega-M5s. I nomi

La tensione con l’Unione europea non cala, i mercati sono in agitazione, le elezioni europee sono un traguardo ancora lontano ma in avvicinamento, ma a Roma al momento l’attenzione del governo sembra focalizzata nel completare il rinnovo di tutte o quasi le cariche apicali di agenzie e aziende pubbliche in scadenza.

L’obiettivo principale è Anas: con un piano di investimenti da 33 miliardi di euro fino al 2020 (di cui 29 miliardi già finanziati), una produzione annua di 1,3 miliardi, un centinaio di milioni di Ebitda e un utile consolidato (nel 2017) di oltre 28 milioni, le poltrona di amministratore delegato e presidente sono oggetto delle mire tanto della Lega quanto di M5S.

La prima potrebbe piazzare Giuseppe Bonomi (top manager con un passato in Sea, Alitalia, Eurofly e attualmente Arexpo) alla presidenza, dopo che in estate si era già parlato di lui come possibile successore di Renato Mezzoncini alla guida di Ferrovie dello Stato Italiane (dove invece il ministro delle Infrastrutture, il grillino Danilo Toninelli, ha poi promosso due manager interni, Gianfranco Battisti come amministratore delegato e Gianluigi Vittorio Castelli come presidente).

M5S sembra invece voler proseguire con la stagione delle promozioni interne per quanto riguarda la poltrona di amministratore delegato, dopo le dimissioni “a sorpresa” ma non troppo di Gianni Armani, rimasto alla guida di Anas per tre anni e fautore della fusione tra Anas e Fs che il governo in carica ha deciso di mandare in soffitta. Oltre a presidente e amministratore delegato, andrà comunque rinnovato l’intero Cda di Anas, composto da 5 membri, decaduto dopo le dimissioni di due suoi componenti seguite all’uscita di scena di Armani.

Dimissioni “spintanee” anche per il numero uno dell’Ice (Istituto commercio estero), Michele Scannavini, che a fine settembre ha fatto un passo indietro dopo un biennio di guida dell’istituto come presidente e consigliere delegato. Dopo Scannavini si è poi dimesso anche il direttore generale, Piergiorgio Borgogelli, così da consentire al governo di rinnovare l’intero vertice e vedere pienamente attuati programmi e strategie dell’esecutivo Lega-M5S.

Anche all’Asi (Agenzia spaziale italiana) la poltrona di presidente è libera da poco: Roberto Battiston è stato “dimissionato” dal ministro dell’Istruzione, università e ricerca (Miur), il leghistaMarco Bussetti, che già a luglio non aveva provveduto a rinnovare il Cda, di fatto bloccando l’attività dell’agenzia. La Lega aveva messo nel mirino l’Asi sin da allora, mentre è M5S, per bocca del viceministro del Miur, Loranzo Fioramonti, a mettere le mani avanti sostenendo che al posto di Battiston servirà uno scienziato più che un militare, come sarebbe invece Pasquale Preziosa, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare e docente di diritto aerospaziale che piace a Bussetti.

Si è già risolta invece la corsa alla presidenza di Istat: a vincerla è stato Giancarlo Blangiardi, professore di demografia alla Bicocca di Milano vicino alla Lega (da quando, la scorsa estate, aveva cambiato opinione sui flussi migratori) il cui nome era circolato già a luglio, peraltro venendo smentito formalmente dal ministro per la semplificazione e la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno (che invece lo ha poi proposto pochi giorni fa).

In porto anche la nomina dei nuovi vertici della Difesa: il nuovo capo di Stato maggiore della Difesa è infatti il generale Enzo Vecciarelli, già alla guida dell’Aeronautica, dove al suo posto è stato promosso l’ex capo di gabinetto, il generale di squadra aerea Alberto Rosso. Tutt’altra musica per i “servizi”: dopo la proroga di Mario Parente all’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), per la guida dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esteri) è dato in pole position l’attuale numero due, il generale di divisione dell’esercito Gianni Caravelli, per quella della Dis (la direzione generale dei servizi italiani), per la Dis si parla da settimane di Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, ma anche del generale Carmine Masiello (già vicedirettore della Dis), che per alcuni potrebbe altrimenti finire all’Aise.

Ultima ma non meno importante partita da giocare è infine quella per la presidenza della Consob: Mario Nova, nominato da Gentiloni appena il 9 aprile scorso, ha lasciato a metà settembre, per incompatibilità tra il suo ruolo di funzionario europeo “in distacco” e non “fuori ruolo” come previsto dalla legge istitutiva della Commissione. Da allora la ricerca di una figura “di altissimo profilo” è proseguita senza produrre alcun risultato, nonostante anche i sindacati abbiano ripetutamente sollecitato il governo a procedere senza ulteriori indugi alla nomina.

M5S propone Marcello Minenna, economista bocconiano specializzato in analisi matematica e dal 2007 già dirigente responsabile dell’ufficio Analisi Quantitative e Innovazione Finanziaria presso la stessa Consob. Minenna tuttavia non sembra convincere la Lega, in passato ha anche avuto qualche screzio, come assessore al Bilancio di Roma, col sindaco pentastellato Virginia Raggi e secondo alcuni si sarebbe già scontrato col veto del Quirinale che sembra temerne l’imparzialità di fronte ai mercati, in quanto apparso vicino alle posizione di Paolo Savona in materia di “piani B” (ossia di un’ipotetica uscita dell’Italia dall’euro).

Per questo qualcuno ha parlato di una possibile candidatura per un altro economista bocconiano di simpatie grilline (è nota la sua amicizia con Mario Monti ma anche con Carla Ruocco, presidente pentastellata della commissione Bilancio alla Camera), Donato Masciandaro, esperto di politica monetaria e ben introdotto nell’ambiente finanziario milanese. Se poi M5S dovesse perdere la partita, la Lega sembra pronta a proporre non tanto Claudio Borghi (nome circolato inizialmente ma ugualmente apparso troppo vicino ai “no euro” per poter ottenere il placet del Quirinale) quanto Alberto Dell’Acqua, docente di finanza aziendale e settore immobiliare sempre in Bocconi.

Sullo sfondo resta poi l’Inps: il presidente, l’economista Tito Boeri, nominato dal governo Renzi nel febbraio 2015, scadrà solo l’anno venturo ma già ora le pressioni per eventuali sue dimissioni “spintanee” sono forti, anche se non hanno prodotto nulla, neppure un ammorbidimento delle posizioni dello stesso Boeri che come un grillo parlante ha più volte espresso opinioni diametralmente opposte a Matteo Salvini e Luigi Di Maio su temi legati alla previdenza. Ormai però la sua permanenza è una questione di mesi, non di anni, dunque c’è da scommetterci che ai vertici di Lega e M5S qualcuno starà già iniziando a valutare eventuali candidature di “altissimo profilo” ma con posizioni più in linea coi desiderata dell’attuale esecutivo.

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