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Economia
Barclays, verso una nuova inchiesta. Ma il titolo ignora le voci e sale

Barclays torna a salire sul listino di Londra, dopo che ieri il titolo (che negli ultimi 12 mesi ha guadagnato il 51%, ma da inizio anno continua a oscillare tra i 225 e i 235 pence per azione) aveva subito una modesta correzione, per la notizia rilanciata dal Financial Times della riapertura di un'inchiesta da parte della Financial Conduct Authority riguardo ai capitali ricevuti dalla banca britannica da Qatar Holding per un totale di 5,3 miliardi di sterline, attraverso due operazioni di finanza straordinaria, nel giugno e nell'ottobre 2008 (quando Qatar Holding, tuttora azionista per il 6% dell'istituto britannico, era arrivata al 12,7% del capitale).

Secondo fonti a conoscenza della vicenda la Fca, che quatto anni fa aveva già multato Barclays di 50 milioni di sterline avendo già ritenuto che l'istituto si fosse comportato "imprudentemente" nelle controversa raccolta di fondi che permise peraltro alla banca di evitare in extremis, in piena crisi finanziaria mondiale, un salvataggio a spese dei contribuenti britannici come toccò invece a Lloyds Banking Group e Royal Bank of Scotland, avrebbe ascoltato nelle ultime settimane numerose persone a conoscenza di come sono andati i fatti.

L'accusa per cui Barclays era stata multata riguardava il non aver reso noto l'ammontare di commissioni pagate a Qatar Holding, pari a 322 milioni di sterline (ossia circa il 6,075% del capitale raccolto tramite la stessa Qatar Holding) a fronte di due fantomatici "accordi per servizi di consulenza". Barclays contestò la penale, ma il giudizio fu sospeso in attesa dell'esito dell'inchiesta penale avviata dal Serious Fraud Office britannico.

Lo scorso anno Barclays aveva poi consegnato al Serious Fraud Office circa 100 mila nuovi documenti riguardanti il caso dopo aver rinunciato alla richiesta affinché sugli stessi fosse ritenuta valida la copertura prevista dagli accordi di riservatezza tra avvocati e clienti. Il Serious Fraud Office dovrebbe ufficializzare la sua decisione in merito a eventuali penali entro la fine del mese e almeno otto ex dirigenti Barclays, tra cui gli ex Ceo John Varley e Bob Diamond, sarebbero già stati interrogati nell'ambito dell'indagine preliminare.

Da notare che nulla di ciò che emerge durante interrogatori di potenziali sospetti svolti nell'ambito di un'indagine preliminare può poi essere usato in tribunale e che alcuni di questi dirigenti avrebbero già indirizzato al Serious Fraud Office un appello finale nel quale sottolineano i motivi per cui non dovrebbero essere multati, secondo indiscrezioni raccolte dall'agenzia Bloomberg.

Sin qui la nuda cronaca, ma come in ogni "intrigo internazionale" che si rispetti anche questa vicenda avrebbe dei retroscena a metà strada tra il jet-set internazionale e gli scambi di favore tra i potenti del mondo: tutto sarebbe nato, infatti, in una calda sera dell'estate 2008 in Costa Smeralda quando, racconta il Financial Times, "la moglie tunisina di un industriale italiano presentò un banchiere scozzese di alto rango (Roger Allan Jenkins, ndr) al primo ministro anglofilo del Qatar" (lo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber bin Mohammed bin Thani Al Thani, rimasto in carica dal 2007 al 2013).

Incontro quanto mai provvidenziale visto che neppure un anno dopo Barclays, per cui Jenkins ricopriva all'epoca la carica di Ceo del Private Equity Group di Barclays Capital oltre che di presidente esecutivo delle attività di Investment Banking e Investment Management per il Medio Oriente, dovette essere salvata proprio grazie a due operazioni, un aumento di capitale e un'emissione di bond convertibili, studiate da Jenkins e sottoscritte, tra gli altri, da Al Thani.

La ricostruzione del Financial Times conferma inoltre le voci circolate già nell'estate del 2009, che a far conoscere il banchiere scozzese e lo sceicco del Qatar non fosse stata, come si era pensato in un primo momento, Dijana Jenkins, moglie di Jenkins, presenza fissa nei party più mondani della City e amica della moglie di Al Thani, Noor, bensì Afef Jnifen, moglie di origini tunisine ma naturalizzata italiana di Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli, l'industriale italiano a cui fa riferimento, senza citarlo, il quotidiano finanziario britannico.

Non ci sarebbe di che meravigliarsi, visto che Afef, oltre che showgirl, modella e conduttrice televisiva, è anche la figlia di Mohamed Jnifen, ex ministro plenipotenziario per i rapporti bilaterali tra Tunisia e Libia: facilitare relazioni diplomatiche, insomma, sarebbe una dote di famiglia per "Miss Pirelli".

 

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