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Economia
Bcc, capovolta riforma Renzi. Avranno più potere e saranno vicine al territori

Come anticipato da Affaritaliani.it il 12 luglio scorso la cosiddetta riforma delle Banche di Credito cooperativo voluta da Matteo Renzi riceverà una radicale trasformazione. 

Il governo Conte-Di Maio-Salvini dà una proroga ai tempi di attuazione del piano, previsto dal governo Pd, al fine di realizzare “una riforma della riforma”, come ha accennato il premier Giuseppe Conte poche ore fa durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sul dl Milleproroghe al termine del Consiglio dei ministri. 

 

"L'assetto della riforma non ci lasciava soddisfatti, allora abbiamo realizzato interventi chirurgici”, ha spiegato il premier, “...rafforziamo quella che e' la finalità mutualistica e cerchiamo di conservare il radicamento nel territorio di questi organismi bancari. Viene restituito piu potere alle banche di credito cooperativo che venivano pressoché assorbite nella capogruppo".

 

Di fatto un totale capovolgimento della riforma Renzi. Prevedeva che le banche di credito cooperativo dovessero confluire in poche s.p.a (le cosiddette Gbc) che poi le avrebbero controllate, determinandone così le strategie economiche.

 

Tria durante la conferenza stampa ha spiegato nel dettaglio la riforma Renzi e cosa non ha convinto l'attuale governo. La riforma Renzi aveva due finalità: 1) Rafforzare il patrimonio delle banche, facendole diventare così più solide; 2) Garantire alle stesse banche un carattere mutualistico e solidaristico, perfezionando la loro forte aderenza al territorio. 

"La seconda finalità", ha spiegato il ministro dell'Economia, "c'è sembrata non rispettata”. 

 

 

Una riforma, quella di Renzi, lanciata a colpi di tweet e senza un dibattito pubblico su un sistema che per 150 anni ha funzionato. A dimostrazione c'è da ricordare che anche durante la crisi bancaria 2011-2013, quando si è avuta un problema col credito erogato dalle banche, le Bcc sono riuscite ad andare in controtendenza. Nel 2014 avevano coefficienti patrimoniali più elevati del resto del sistema bancario italiano e del sistema bancario estero. 

 

 

Nel piano del governo giallo-verde saranno le banche cooperative locali a controllare la capogruppo e non viceversa come previsto dal Pd, anche con la possibilità di una partecipazione ridotta da parte delle Bcc alla capigruppo stessa. Il carattere localistico appare come uno degli elementi essenziali della visione M5S-Lega. Secondo le intenzioni del governo, le banche di credito cooperativo potranno in questo modo dare maggiore liquidità alle economia locali. E l'idea è che anche le strategie delle capigruppo dovranno passare dal vaglio delle banche cooperative più piccole. In più Tria ha spiegato che per le banche più virtuose, dal punto di vista dell'assetto economico e patrimoniale, sarà più facile operare: avranno cioè automaticamente maggiore autonomia strategica. “Questa riforma va incontro alle osservazioni che il governo ha raccolto dal mondo delle Bcc, rafforza la riforma correggendo la parte critica", ha motivato il suo discorso Tria.

 

 

Dopo gli annunci di Conte, ad inizio mandato, sembra che sul caso abbiano pesato le parole dell'economista della Lega Alberto Bagnai che ha chiesto l'immediato blocco della riforma Renzi, fino a quando le regole europee continueranno a penalizzare le banche italiane, ignorando i fattori di rischio accumulati invece dalle banche di minori dimensioni in Germania. 

 

Per effetto della riforma Renzi le grandi s.p.a. cooperative (Gbc), in cui dovevano confluire le piccole banche, sarebbero state sottoposte alla vigilanza unica europea della Bce, dovendo rispettare severi requisiti patrimoniali. Mettendo, di fatto, in mano estera un altro pezzo del nostro sistema bancario. E con effetti deleteri sul nostro credito interno. Le banche cooperative tedesche, invece, continuano ad essere sotto il controllo delle sole autorità teutoniche con maggiore libertà nella gestione del credito.

 

Bagnai ha più volte sostenuto la necessità di una discussione a livello europeo che portasse a riconoscere l’importanza anche per l’Italia di banche ancorate al territorio (come appunto nel modello tedesco).

 

Vedremo nei prossimi mesi se le premesse del governo verranno rispettate, di fatto invertendo, anche se ancora nel piccolo (e questa operazione non è certo sufficiente a farlo), la restrittiva politica creditizia dominante da anni.

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