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Economia
Bce, Draghi bacchetta gli Usa sul dollaro. E l'euro prosegue la sua marcia

"Dobbiamo chiederci se questo rafforzamento dell'euro è endogeno, frutto del rafforzamento dell'economia e di un miglioramento delle prospettive di inflazione o se invece e' determinato da statements e politiche adottate altrove". Nel giorno successivo alle dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin che hanno spinto al rialzo il cambio euro-dollaro, il presidente della Bce Mario Draghi in conferenza stampa a Francoforte per la consueta riunione del direttivo della Bce che ha lasciato invariati i tassi d'interesse principali, critica le politiche messe in atto "altrove" per chiedersi se il rafforzamento dell'euro sia frutto esclusivamente della forza dell'economia europea o non sia invece pilotato da chi invece ha interesse ad avere un tasso di cambio favorevole.

Fare dichiarazioni sui tassi di cambio, ha detto Draghi, finisce inevitabilmente con l'avere un effetto sui medesimi e dunque equivale a cercare di farli arrivare verso l'obiettivo desiderato. "La Bce - ha ribadito invece Draghi - non persegue alcun obiettivo di cambio sebbene è chiaro che questo ha ricadute importanti sulla stabilita' dei prezzi". In risposta a un'ulteriore domanda in merito, Draghi ha aggiunto che l'ulteriore crescita dell'euro in parte è dovuta "al linguaggio usato nel discutere gli sviluppi dei tassi di cambio che non riflette i termini di riferimento concordati".

Il riferimento è a quanto concordato appunto dai vari paesi alla sessione autunnale del Fondo Monetario Internazionale a ottobre a Washington, quando ci si era impegnati "a trattenersi da svalutazioni competitive e ...a non cercare di influenzare i tassi di cambio per fini competitivi". Draghi ha infine aggiunto che la crescita dell'euro (che si è ulteriormente rafforzato durante la conferenza stampa di Draghi fino a quota 1,2525 dollari) e dei prezzi del petrolio sono due fenomeni che in parte si possono compensare sebbene molto dipenda dal timing del pass-through di questi andamenti, cioè di come questi si comunicano al resto dell'economia e questi sono pass-through sono molto variabili per loro natura.

Infine sulle condizioni economiche dell'Eurozona, il banchiere centrale ha spiegato che il miglioramento, ormai in piena espansione, e' "indiscutibile". "Le informazioni ricevute in questo ultimo periodo - ha detto Draghi - confermano un forte ritmo di espansione economica, che ha accelerato piu' del previsto nella seconda meta' del 2017". Il forte impulso congiunturale, il miglioramento del mercato del lavoro e l'aumento del tasso di utilizzo degli impianti, ha aggiunto Draghi, "rafforzano ulteriormente la nostra fiducia che l'inflazione convergera' verso il nostro obiettivo di inflazione sotto, ma vicino a, 2%. Allo stesso tempo, le pressioni sui prezzi rimangono nel complesso modeste e devono ancora mostrare segni convincenti di una tendenza sostenuta al rialzo". In questo contesto, la recente volatilita' del tasso di cambio "rappresenta una fonte di incertezza che richiede un monitoraggio per quanto riguarda le possibili implicazioni per le prospettive a medio termine per la stabilita' dei prezzi". Posta questa analisi, rimane necessario un ampio grado di stimolo monetario per permettere alle pressioni inflazionistiche sottostanti di continuare a crescere e per sostenere gli sviluppi dell'inflazione headline nel medio periodo.

Rispetto al quantitartive easing quindi, il direttivo ha confermato la decisione di estenderne la durata di 9 mesi, "fino a settembre del 2018 e anche oltre se necessario". Il programma di acquisti andrà avanti "finchè il direttivo non riscontrerà un durevole aggiustamento dell'andamento dell'inflazione in linea con il suo obiettivo" di un incremento dell'indice dei prezzi al consumo prossimo al 2%.

 

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