Economia
Bolla speculativa in arrivo come nel 2000? Per JP Morgan il pericolo c’è
La concentrazione delle 7 sorelle della Big Tech è vicina ai livelli della bolla delle Dotcom del 2000
Gli esperti di JP Morgan mettono in guardia contro una bolla speculativa che potrebbe riproporre il disastro della crisi dell’information technology
Una nuova bolla Dotcom, come quella del 2000? Potrebbe accadere, ci sono molte similitudini inquietanti. E’ quanto afferma un team di strateghi economici del gruppo finanziario americano JP Morgan, dopo che le Big Tech sono arrivate ai massimi da record dall’inizio del 2024, dopo un 2023 strabiliante.
Il gruppo, guidato da Khuram Chaudhry, analista delle strategie europee del colosso finanziario USA, spiega che c’è un vero rischio di cui gli investitori dovrebbero essere consapevoli nel 2024. Sebbene esistano differenze, “ci sono molte somiglianze tra questi due periodi”, hanno scritto Chaudhry.
“I magnifici sette”, ovvero Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Meta e Tesla, hanno visto il proprio valore, in titoli azionari, salire fortemente con una sovraperformance dall’inizio del 2024, dovuta alla crescita del mercato dell’Intelligenza artificiale. Un mercato, quello delle Big Tech USA la cui concentrazione nello spazio finanziario statunitense, il 29,3%, si sta avvicinando al livello più alto dal 2000.
Gli attuali primi 10 titoli Big Tech sono leggermente più al di sotto del loro picco storico del 33,2%, raggiunto a inizio millennio, ma con un livello di copertura del mercato azionario simile a quello dei tempi delle dotcom. Lo scoppio della bolla nel 2000 comportò il fallimento di moltissime aziende tecnologiche, il 50% delle imprese informatiche, con effetti deleteri reali e molto pesanti su disoccupazioni ed economia mondiale.
Nella sua analisi, il team di JP Morgan si è concentrato su diversi fattori. Ad esempio, hanno visto che il numero di settori rappresentati tra le prime 10 aziende di maggior valore è in realtà meno diversificato nel 2024 rispetto al picco della bolla delle dotcom del 2000. Allora c’erano sei settori rappresentati tra i primi 10 titoli, rispetto ai soli quattro di oggi, quindi vi è addirittura una concentrazione maggiore. Inoltre, il team ha scoperto che, durante entrambi i periodi, le società di tecnologia dell'informazione rappresentavano la quota maggiore della capitalizzazione di mercato totale.
In più durante l’era delle dotcom il rapporto prezzo/utili a termine, per le 10 maggiori società del mercato statunitense, raggiungeva un picco pari a 41,2 volte gli utili attesi. Attualmente, i primi 10 hanno un valore di 26,8 gli utili attesi. Ma il rischio di concentrazione rimane più che significativo.
Altro particolare è che fino a ottobre i primi 10 titoli azionari dell’indice avevano il premio sugli utili più alto mai registrato rispetto al resto dell’indice, anche se da allora il premio si è ridotto notevolmente.
"Sebbene esiteremmo a definire gli attuali livelli della Top 10 una bolla, sembrerebbe certamente che la Top 10 nell'era delle dotcom sia stata sostenuta da sviluppi superiori degli utili", ha affermato il team.
Infine, gli strateghi hanno misurato la differenza nei rendimenti dei prezzi tra i primi 10 titoli azionari e il resto dell’indice statunitense. E così hanno scoperto che, in generale, i periodi di forte sovraperformance sono generalmente seguiti da periodi di ritorno alla media, denotando una debolezza del settore.
Un déjàvu che dovrebbe mettere in guardia tutto il mondo economico che invece di lasciar fare al mercato avrebbe bisogno di far crescere la consapevolezza delle dinamiche fondamentali per gli investitori che si muovono nell’attuale panorama.