Economia
Borsa, portafoglio pre-elettorale. Evitare l'Italia per almeno 2 mesi
Portafoglio/ Il rischio politico non ha penalizzato Piazza Affari nel 2017, ma ora le cose potrebbero cambiare
Con le elezioni politiche fissate per il 4 marzo, cosa può accadere in borsa nei prossimi 60 giorni? L'incertezza del quadro politico e il rischio di una deriva populista hanno più volte pesato nell'arco degli ultimi 12 mesi sui titoli del comparto bancario, eppure con un rialzo del 15,5% dell'indice Ftse Mib, Piazza Affari nel 2017 ha superato il listino di Francoforte, salito di poco più del 12%, nonché quelli di Parigi e di Madrid (entrambi sotto il 10% di guadagno nell'anno appena trascorso).
Così la borsa di Milano potrebbe continuare a ignorare la prospettiva di un parlamento senza maggioranza stabile, quello che gli inglesi chiamano un "hung parliament", destinato a generare turbolenza e forse a causare un nuovo ricorso anticipato alle urne. Questo perché le banche centrali, grandi protagoniste degli ultimi anni, continueranno anche quest'anno "a rappresentare il faro delle piazze finanziarie" secondo gli esperti di Bnp Paribas.
Tuttavia gli esperti francesi proprio sull'Italia esprimono qualche maggiore cautela, a fronte di un quadro ritenuto ancora positivo e favorevole agli investimenti azionari. "Le vendite sull'azionario e in particolare sul comparto bancario, e sui titoli governativi, col conseguente allargamento dello spread" viste a fine anno sarebbero a loro dire le prime avvisaglie di un periodo altalenante e di un andamento "a rimorchio" di altri mercati che aspetterebbe il listino italiano in attesa di verificare il risultato elettorale.
Per questo Bnp Paribas suggerisce di non concentrare eccessivamente il proprio portafoglio in titoli azionario o obbligazionari italiani e puntare semmai su una diversificazione quanto meno a livello europeo, anche perché Wall Street potrebbe iniziare a scontare il graduale esaurirsi della lunga ripresa economica americana e, pur se le previsioni parlano di un possibile ulteriore rialzo nell'ordine dell'8%-10% da qui a fine anno, la volatilità è ai minimi e rischia di aumentare, cosa che storicamente fa salire la probabilità di subire perdite nell'anno successivo fino ad un 25%.
L'Europa (e l'Italia) sono invece più indietro nel ciclo economico, con la Bce che a differenza dalla Federal Reserve non ha ancora avviato (e non avvierà prima del prossimo anno) alcuna "normalizzazione", semmai un rallentamento delle misure espansive finora adottate, in particolare degli acquisti di bond sul mercato.
Riassumendo: a fronte di un mercato che appare ancora in salute, ma potrebbe iniziare a scontare un quadro politico intrinsecamente instabile, meglio diversificare il portafoglio travasando almeno una parte degli investimenti in azioni italiane su azioni europee, ad esempio attraverso degli Etf indicizzati a indici azionari dell'area euro, come l'Amundi Etf Euro Stoxx 50 o il Db X-Tracker Eurostoxx50 Exfin o ancora l'iShares Core Euro Stoxx 50.
Per la parte obbligazionaria, rendimenti ancora negativi fino alle durate di 2 anni rendono al tempo stesso poco attraente puntare sulle scadenze a breve e rischioso, perché ormai con valutazioni molto elevate e il rischio di un graduale rialzo dei tassi in futuro, puntare sulle scadenze e lungo termine. Si può semmai provare a "parcheggiare" una parte della propria liquidità in strumenti correlati all'andamento dell'inflazione, come i Btp Italia o a tasso variabile come i Cct.
Tra i settori che a Piazza Affari dovrebbero maggiormente risentire dell'incertezza rischiano di esservi nuovamente i titoli bancari, del risparmio gestito e assicurativi, mentre il calo del dollaro potrebbe penalizzare quei gruppi che esprimono nel biglietto verde una parte consistente del proprio business, da Stmicroelectronics a Yoox Net a Porter, da Luxottica (che però fino al completamento della fusione con Essilor difficilmente si muoverà in maniera vistosa a Piazza Affari) ad Autogrill, da Saras alla Ferrari piuttosto che Buzzi Unicem.
Chi invece potrebbe trovare nel dollaro debole, che favorisce un ulteriore allungo delle quotazioni delle materie prime, petrolio in testa, sono titoli come Eni e Saipem, ma anche industriali come Cnh Industrial, Diasorin e Interpump. Se continuerà la "carica dei Pir" (Piani individuali di risparmio), l'avvicinarsi della scadenza elettorale non dovrebbe neppure far troppa paura alla mid e small cap tricolori (non a caso l'indice Ftse Italia Star è salito del 34,7%, negli ultimi 12 mesi), immobiliari comprese. Così tra i titoli azionari italiani potrebbe valere la pena di da mantenere in portafoglio anche nomi come Ovs, Elica, Amplifon, Be, Saes Getters e, se non ci saranno frenate improvvise dei consumi, Unieuro.