Economia
Cambio climatico, disastro globale con decessi, perdite di lavoro, alti costi
Lo studio “The Lancet Countdown” dà le colpe ai Governi e ai sistemi industriali
Cambio climatico, un disastro globale in termini di costi, vite umane e perdite di posti di lavoro
Da 1.437000 a 1.212000, quasi un 16% in meno, nel numero delle morti globali tra il 2005 e il 2020 grazie alla riduzione di utilizzo di combustibili fossili ( carbone, gas e petrolio ). Questo ben augurante risultato proviene dall' ultimo studio di "The Lancet Countdown". Al lavoro hanno preso parte 114 scienziati e ricercatori e oltre 50 Istituzioni internazionali. E’ ormai fuor di dubbio che i combustibili fossili, e le loro velenose particelle emesse, sono i principali responsabili non solo del cambiamento climatico (gas serra) ma pure di un impatto pesantissimo sulla salute dell’uomo causando milioni di morti premature. La strada da prendere per risolvere parte del problema sembrerebbe essere quella giusta. Si è notata, ad esempio, una riduzione della mortalità (pari all’80%) di cui sono responsabili le micro particelle PM₂,₅,grazie ad un minor uso del carbone. E non basta, perchè riducendo l’inquinamento dell’aria (meno carbonio) si riescono a salvare più di 200000 vite ogni anno.
LEGGI ANCHE: Crisi climatica, Osservatorio ANBI: in ottobre temperature sempre più alte
Cambio climatico, i ritardi nella trasformazione sulle rinnovabili sono ancora grandi
Nonostante questo buon trend i ritardi nel sostituire questa energia “cattiva” con quella “buona”, quella delle rinnovabili , sono ancora molto forti. Questo ritardo si traduce anche nell’aumento di morti, per eccesso di caldo, per alimenti non salubri, per mancanza di acqua, senza dimenticare i tanti problemi economici pure legati ai danni per eventi naturali drammatici. Dal primo rapporto Lancet del 2016 ad ora “ci sono stati ben pochi cambiamenti” ha confermato l’analisi. Il cambiamento climatico sta influenzando sempre più la salute e la sopravvivenza delle persone, in particolare senior, in tutto il mondo. I dati parlano chiaro: I decessi legati al caldo sono stati dell’85% più alti nel periodo tra il 2013 e il 2022 rispetto al periodo tra il 1991 e il 2000. Ma la crisi ambientale si riflette anche sull’economia. Il rapporto rileva che le perdite derivanti dai soli eventi meteorologici estremi sono aumentate del 23% rispetto al periodo 2010-2014 con quello 2018-2022. Solo nel 2022, questi danni legati a eventi come le inondazioni ammontavano a 264 miliardi di dollari. A ciò si aggiungono le perdite legate al calore, stimate in 863.000 milioni.
Cambio climatico, importante mantenere l'aumento medio a due gradi
Nello studio si legge che “È la prima volta che abbiamo proiezioni che ci mostrano che anche se manteniamo l’aumento delle temperature a due gradi, tutti gli impatti che vediamo oggi saranno notevolmente ridotti. I nostri sistemi sanitari, che sono già saturi, probabilmente non possono far fronte ad un mondo sempre più caldo”. In ogni caso con un riscaldamento mantenuto ad aumenti di due gradi le perdite di posti di lavoro per il caldo aumenteranno del 50% entro la metà del secolo. Inoltre, le sole ondate di caldo potrebbero causare un’insicurezza alimentare da moderata a grave per altri 524,9 milioni di persone tra il 2041 e il 2060, “aggravando il rischio globale di malnutrizione”. Chi sono i principali colpevoli di questo disinteresse e colpevole ritardo? Lo studio punta il dito sulla “negligenza di governi, aziende e banche che continuano a investire denaro nell’industria del petrolio e del gas. Senza l’attuazione di misure di mitigazione forti e rapide per affrontare le cause alla base del cambiamento climatico, la salute dell’umanità è in serio pericolo".