Economia

Carige, Bcc spaccate. Cresce il "no". La palla resta al Fondo Interbancario

di Andrea Deugeni

Profonde le divisioni nel credito cooperativo che aderisce alla holding Cassa Centrale Banca sul perfezionamento dell'operazione Carige

Una spaccatura profonda fra le 77 banche di credito cooperativo racchiuse in Cassa Centrale Banca (Ccb), con il fronte del “no” nell’universo delle Bcc che, man mano che all’orizzonte si affacciava il momento delle decisioni su Carige, nelle ultime settimane è cresciuto.

Mentre è in corso il consiglio di amministrazione della Cassa che deve analizzare il dossier dell’acquisto dell’80% del capitale della banca ligure in mano al Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fidt), fonti bancarie confermano ad Affaritaliani.it lo stallo che si sta creando lungo la parte finale del percorso di salvataggio disegnato nel 2019 dalla gestione commissariale, con il passaggio del testimone nell’azionariato fra il Fondo e la holding trentina.

Uno stallo che molto probabilmente porterà all’uscita di scena del gruppo presieduto da Giorgio Fracalossi che ha già in pancia l’8,3% dell’istituto genovese, preso in aumento di capitale nel 2019 con un esborso intorno ai 65 milioni.

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L’opzione di Cassa per rilevare la maggioranza scade a fine anno, ma anche per il pressing anti-incertezza (la crisi farà ripartire i crediti deteriorati) della Vigilanza, Ccb e Fitd avevano deciso di fissare a marzo il termine entro cui definire l’eventuale esercizio dell’opzione di acquisto (call) da parte del gruppo trentino. Timeline che ha accelerato la presa d’atto da parte dell’universo delle Bcc dell’inattualità post-Covid di quanto stabilito alla sigla degli accordi. Oltre al fatto che Carige ha dovuto differire di un anno il raggiungimento dei target del piano per perdite di bilancio più che triplicate (251,6 milioni) rispetto alle attese (78 milioni).

La Cassa ora vuole uno sconto sul prezzo pattuito per il subentro, rispolverando il modello di salvataggio banche venete-Intesa: invece che sborsare 300 milioni di euro, il gruppo presieduto da Fracalossi avrebbe previsto uno schema che prevede il pagamento simbolico di un euro per l’esercizio della call e la richiesta al Fondo guidato da Salvatore Maccarone di un’iniezione cash quantificata in 500 milioni per compensare il deterioramento sulla qualità degli attivi generato da pandemia che per il momento non intende mollare la presa. Una dote ulteriore che andrebbe ad aggiungersi a quella fiscale delle Dta (imposte non differite) prevista dalla cornice della legge di bilancio.

Secondo quanto ha riportato l'agenzia Radiocor, dal fronte delle banche consorziate del Fitd, che mercoledì riunirà in via ordinaria il proprio consiglio per esaminare il dossier e decidere il da farsi, non c’è nessuna disponibilità ad accettare offerte “irricevibili”. Dunque dal board della Cassa è attesa una fumata nera che riaprirà la riscrittura del destino di Carige, con la necessità di trovare nei prossimi sei-otto mesi (le Dta per un valore di 1,3 miliardi di euro che rendono più appetibile la banca per l'acquirente e meno gravosa la vendita sono utilizzabili solo entro il 31 dicembre) un piano "B" per Intesa e UniCredit, i maggiori contributori del Fondo. Un piano che potrebbe rimescolare le carte nelle trattative in corso sul risiko bancario italiano, complicando la privatizzazione di Mps. 

@andreadeugeni