Economia

Carige, Fidt boccia la proposta Bper. Troppo 1 mld. Il limite dello statuto

Il Fondo che ha in portafoglio l'80% dell'istituto ligure ha respinto l'offerta dell'ex Popolare che chiedeva un rafforzamento da un miliardo. Ko dei titoli

Il consiglio del consorzio obbligatorio tra le banche ha reputato troppo onerosa la richiesta di Bper

Troppo un altro miliardo, sia per statuto sia dopo quello già sganciato dal sistema bancario lo scorso anno per evitare lo scoppio del bubbone Banca Popolare di Bari. O, ancora, per l’assegno da 680 milioni già staccato per rafforzare Carige nei precedenti interventi. E, infine, per lo sforzo richiesto alle banche medie contribuenti, come Banco Bpm, che avrebbero finito per fornire un perfetto assist alla diretta concorrente Bper per diventare il quarto gruppo bancario italiano con asset totali di oltre 150 miliardi, ampliando la propria rete distributiva in regioni come Liguria e Lazio, gli attivi del 20% e la base di clientela del 20% superando i 5 milioni di clienti. Insomma, un mattoncino per la costruzione del terzo polo bancario, dopo i giganti Intesa-Sanpaolo e UniCredit e che la borsa ieri già apprezzava arrivando a premiare anche il titolo del primo azionista (con il 19%) Unipol. Il Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi (Fitd) ha respinto la proposta dell'ex Popolare emiliana per l’istituto ligure amministrato da Francesco Guido.

Martedì il gruppo guidato da Piero Montani aveva annunciato un'offerta non vincolante al Fitd per acquisire l'88,3% dell'istituto ligure, di cui l'8,3% detenuto da Cassa Centrale Banca (Ccb), al prezzo di un euro, e successivamente lanciare un'Opa sul restante capitale. Con tempistiche strettissime per l’accettazione (lunedì 20, data da cui far partire poi il periodo di esclusiva e arrivare con un memorandum of understanding vincolante entro fine anno), l’offerta di Bper prevedeva che il consorzio obbligatorio tra le banche guidato da Salvatore Maccarone ricapitalizzasse preventivamente Carige per un miliardo, esborso che aveva sollevato alcuni malumori all'interno del Fondo.

Lo schema di rafforzamento che ricalca quello disegnato da UniCredit per Mps e che partiva da un aumento di capitale da 500 milioni già richiesto dalla vigilanza della Bce all’istituto ligure, serviva, oltre che per allineare i ratios di Carige con quelli più alti di Bper, anche a varare il derisking del portafoglio crediti prima della cessione (circa 600 milioni di Npe) e a sciogliere gli accordi commerciali e operativi esistenti (tra cui Amissima e Creditis).

Secondo quanto ha riportato l’agenzia Radiocor, il giudizio del Fondo sull'offerta di Bper, che chiede in tempi brevi il via libera all'esclusiva a trattare e di accedere a una due diligence, si è basato, in primis, sul fatto che la proposta nel suo complesso è giudicata non accettabile in virtù dei limiti quantitativi agli interventi del fondo indicati nello statuto, rivisto circa un anno fa.

In base all'articolo 35 infatti, il limite è fissato nel 50% dei contributi versati dalle banche nell'anno precedente, cifra corrispondente a circa 500 milioni di euro. Tale soglia è incrementabile in via straordinaria di un ulteriore 20%. Non sufficiente per arrivare al miliardo richiesto da Montani. Lunedì scadrà ufficialmente l'offerta non vinolante e c'è chi dice che nel weekend ci potrebbe essere lo spazio per una trattativa e far incontrare le due parti.

La nota del consorzio guidato da Maccarone infatti precisa che "la manifestazione di interesse presenta termini e condizioni da approfondire che, allo stato, in particolare, per quanto riguarda il livello di ricapitalizzazione richiesto per Carige, non risulta conforme alle previsioni statutarie (art. 35) relative agli interventi del tipo in questione".

Immediata la reazione degli investitori a Piazza Affari, dove i titoli, dopo il rally di ieri, hanno esteso il precedente ribasso con Bper che è scivolata di oltre 4% (-4,25% a 1,779 euro per azione) e Carige che ha segnato un -2,37% a 0,7439 euro, dopo aver perso fino al 6,8%.