Economia

Chip, prezzi, Covid: Fmi taglia le stime sul Pil mondiale. Italia su a +5,8%

Nel 2021, Pil mondiale giù al 5,9% dal +6%. Il World Economic Outlook del Fondo

L'attività manifatturiera globale è stata travolta da carenze di componenti chiave come i semiconduttori, dai porti intasati, dalla mancanza di container per il trasporto merci e dalla scarsa disponibilità di manodopera in un contesto in cui le catene di approvvigionamento globali, sfruttate al meglio per una maggiore efficienza, faticano a tornare ai normali livelli dopo le chiusure dello scorso anno a causa della pandemia. Gli squilibri tra domanda e offerta, alimentati in parte dai risparmi in eccesso accumulati dai Paesi più ricchi, hanno fatto salire i prezzi, provocando picchi di inflazione.

L'Fmi prevede che l'inflazione tornerà a livelli pre-pandemia il prossimo anno, ma ha avvisato che i persistenti disagi causati all'offerta potrebbero innescare rischi di prospettive di inflazione non ancorate. Per quanto riguarda l’Italia, infine, l’organismo di Washington ha invece alzato nuovamente la stima sulla crescita del Pil, portandolo a un +5,8%, 0,9 punti percentuali in più rispetto al Weo Update diffuso a luglio. La stima per il 2022 rimane invariata rispetto alle previsioni di luglio, ovvero un +4,2%.

Per il 2026 la previsione è di una crescita all'1%. L'inflazione in Italia si attesterà all'1,7% nel 2021, per poi salire all'1,8% nel 2022 e scendere all'1,4% nel 2023. Il rapporto debito/Pil, pari al 155,8% nel 2020, scenderà al 154,8% nel 2021, al 150,4% nel 2022 e infine al 146,5% nel 2026. Il rapporto deficit/Pil è stimato al 10,2% nell'anno in corso, per scendere al 4,7% nel 2022 e al 2,4% nel 2026. Infine, il tasso di disoccupazione salirà dal 9,35% del 2020 al 10,3% nel 2021 e all'11,6% nel 2022.