Economia
Il post Covid lancia lo yuan cinese. E' la fine della supremazia del dollaro?
La valuta ha raggiunto il livello più alto dal giugno 2018
La valuta cinese è salita al top da oltre due anni sul dollaro, galvanizzata dalle prospettive di crescita in Cina, mentre l'economia globale resta appesantita dall'epidemia di Covid. Lo yuan non è completamente convertibile e la banca centrale del paese (Pboc) fissa ogni giorno un tasso centrale, su entrambi i lati del quale consente una fluttuazione di più o meno il 2%. Nella mattinata del 5 gennaio, ora di Pechino, la valuta off-shore veniva scambiata a 6,4381 per dollaro, in aumento dello 0,34% rispetto a ieri (e ora è a 6,4660). Si tratta del livello più alto dal giugno 2018, poco prima dell'inizio delle ostilità commerciali lanciate dagli Stati Uniti contro la Cina.
L'amministrazione Trump, che in passato ha accusato la Cina di sottovalutare la sua moneta al fine di ottenere un vantaggio commerciale ingiusto, ha rimosso il Paese dalla lista nera di Stati manipolatori un anno fa, solo prima della firma di una tregua commerciale bilaterale.
Secondo Biswas, l'ascesa della valuta cinese è anche da attribuire al generale deprezzamento del dollaro nei confronti di altre valute come l'euro e lo yen.
Primo Paese colpito dal coronavirus alla fine del 2019, la Cina è anche il primo ad aver ripreso l'attività, grazie a severi controlli di movimento, misure di contenimento e applicazioni di tracciamento per cellulari. Risultato, il colosso asiatico "rimarrà fondamentalmente quest'anno la locomotiva della ripresa globale", in un momento in cui le principali grandi economie, compresi gli Stati Uniti, restano penalizzate dal virus, assicura l'analista Ken Cheung, della banca Mizuho.
La Cina, che ha ampiamente contenuto l'epidemia sul suo suolo, dovrebbe quindi essere uno dei pochi Paesi ad annunciare una crescita positiva a metà gennaio 2020. E il mercato è “convinto” che rimarrà “eccezionale” sotto questo aspetto all'inizio del 2021, osserva ancora Cheung.