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Economia
Colaninno e la fine dell'Olivetti. Il ruolo di Bersani, D'Alema, Fiom

Dopo soli due anni i soci di Bell vendono a Marco Tronchetti Provera, mostrando una visione eminentemente finanziaria più che industriale. Colaninno in (apparente) disaccordo corre a dimettersi.

Per capire bene cosa sia successo è interessante segnalare una intervista appena uscita sul Corriere della Sera.

Al di là del panegirico sull’amico ci interessa una domanda specifica e la relativa risposta:

“D: …Allora partì per l’avventura Telecom. Era stata la madre di tutte le privatizzazioni e diventò la madre di tutte le scalate...”

«R: Entrò (Colaninno, ndr) in contatto con il gruppo dei soci bresciani, in particolare Gnutti, e inventarono di comprare Telecom Italia. Un’operazione alla quale, e glielo dissi, ero assolutamente contrario perché non ritenevo avessimo la squadra per gestirla. La consideravo un’impresa ardua e sbagliata. Lui la fece lo stesso perché era una persona totalmente indipendente e determinata. Si organizzò l’Offerta pubblica di acquisto, poi mio figlio Marco andò con lui e Colaninno lo scelse come amministratore delegato di Tim».

Sembra proprio che l’Ingegnere voglia prendere le distanze dall’operazione ma, come suo costume, glissa il più possibile sul figlio Marco che “lo scelse come amministratore delegato Tim”.

Lasciando perdere la cortina fumogena delle parole restano i fatti e cioè che alla fine del gioco la famiglia De Benedetti comandava in Tim e si era liberata dell’Olivetti e del suo enorme patrimonio umano e tecnologico in una operazione eminentemente finanziaria e non industriale e che quindi ha danneggiato l’Italia.

Sullo sfondo agì anche la politica con Massimo D’Alema e il suo partito. Fu infatti l’allora ministro dell’Industria Pier Luigi Bersani che in combutta con la Fiom - Cgil permise a De Benedetti e soci di fare dell’Olivetti informatica il famoso “spezzatino” che vendette a tranci separati sul mercato, prima ai cinesi della Wang e poi agli olandesi della Getronics.

Ne ho parlato qui

Ma di questo, naturalmente, il furbo finanziere italiano non ne parla nell’intervista elogiativa. Resta per l’Italia e per gli italiani l’ennesimo scippo tecnologico che ancora grida vendetta.

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