Economia

Concordato, la scadenza è a un passo e solo il 10% ha aderito. Proroga oltre fine ottobre o sarà un flop

di redazione economia

Il viceministro Leo cerca un difficile accordo con i commercialisti, ma non ha intenzione di concedere più tempo

Concordato preventivo, i commercialisti avvisano il governo: in pochi vogliono aderire

Il governo Meloni punta molto sul concordato preventivo, la misura del "Fisco amico" per permettere a chi ha evaso le tasse di accordarsi con lo Stato in termini amichevoli, pagando solo una piccola percentuale rispetto a quanto dovuto. Inoltre la misura, fortemente voluta dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo ha anche l'obiettivo di lasciare tranquille le aziende, chi aderisce infatti non riceverà nessuna visita fiscale per due anni. Ma questa misura, da cui il governo spera di ricavare anche un tesoretto, quantificato in 2 miliardi, ora a solo una settimana dal termine ultimo per l'adesione è in un vicolo cieco. Leo, nello studio di questo provvedimento, - riporta Il Fatto Quotidiano - non ha considerato che ogni modifica mirata a rendere più appetibile il patto avrebbe dovuto essere valutata, prima ancora che dagli autonomi, dai consulenti che li assistono.

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Ma senza una proroga - prosegue Il Fatto - le adesioni saranno pochissime. I commercialisti l’hanno avvertito: se la scadenza resta il 31 ottobre, si aspetti numeri irrisori. "Con questi tempi e in queste condizioni per i professionisti è impossibile svolgere al meglio il proprio lavoro", hanno spiegato i sindacati di categoria Adc, Aidc e Ungdcec. L’ultima modifica normativa, la sanatoria a prezzi di saldo sull’evasione pregressa riservata a chi in passato ha dichiarato poco e ora sottoscrive il patto con il fisco è diventata legge solo il 7 ottobre. Ed è stata nuovamente ritoccata il 19 con il decreto Anticipi, aprendo le porte del "ravvedimento" anche ai contribuenti usciti dall'applicazione delle pagelle fiscali Isa a causa della crisi pandemica. Dunque servirebbe qualche settimana in più. "Gli associati ci dicono - spiega il commercialista Marco Cuchel a Il Fatto - che non più del 10% dei clienti ha intenzione di dire sì".