Economia

Coronavirus, Ue-Italia: perché il problema degli aiuti è senza soluzione

L'opinione di Gianni Pardo

Ci sono problemi senza soluzione che sono tali per motivi misteriosi, per lo meno misteriosi per i più. Quanti saprebbero spiegare perché la quadratura del cerchio è impossibile? Ma ci sono altri problemi che sono insolubili per motivi evidenti. Tanto evidenti da trasformarsi in proverbio, come quello inglese che insegna: “You can’t eat your pie and have it too”, non puoi mangiare la tua torta e poi averla lo stesso.

Qualcuno potrebbe dire che fino ad ora si sono sfondate porte aperte, ma non è vero. Perché in altri campi l’umanità si ostina a credere che si possa mangiare la torta e poi averla di nuovo sul tavolo. E non c’è modo di farle capire che ci sono cose impossibili, per esempio: “Non puoi spendere il denaro che non hai”. Al massimo possiamo truffare qualcun altro, ma il denaro che non abbiamo speso noi l’ha speso lui.

Oggi a Bruxelles si riuniranno i personaggi più importanti dell’eurozona e discuteranno nei termini più astrusi ed esoterici per noi profani del modo come aiutare i Paesi che il Sars-CoV-2 ha economicamente messo in ginocchio. Noi li lasceremo dibattere fra loro al più alto livello e riprenderemo il problema a base di torte di bambini golosi, per vedere se almeno in teoria c’è una soluzione. Perché, se dovesse risultare insolubile, il massimo che si potrà fare sarà, come per le belle donne ormai decrepite, truccarle pesantemente, col solo effetto di farle apparire puttane fuori servizio.

Per motivi che non staremo ad esaminare (ma Keynes c’entra per qualcosa) l’Italia contrae debiti emettendo Titoli di Stato. È come un bambino che non soltanto ha speso in dolci tutti i soldi che aveva, ma se ne è fatti prestare per andare a comprarne altri. E mangiarli. A questo punto non soltanto non ha più la sua torta – perché l’ha mangiata – ma deve una torta a chi gli ha prestato i soldi per la seconda. A questo punto, non che risparmiare per liberarsi dai debiti, continua a farne di sempre più grandi, per saldare i più vecchi, in un infernale Catena di S.Antonio. Come può finire? Qui bisogna avere la pazienza di rivedere tutti i passaggi.

L’Italia, come quel bambino, si è invischiata in una tale rete di debiti da chiedersi se si tratti di una rete o delle spire di un immenso pitone. La sua prima idea – e quasi la più naturale – è quella di non pagare i debiti, né capitale né interessi. Solo che ciò comporterebbe il suo fallimento (oltre che l’uscita dall’euro) con conseguenze tanto negative che il Paese cerca disperatamente un’altra soluzione. L’unica a questo punto è riuscire a convincere coloro che potrebbero prestargli del denaro a prestargliene ancora, e in grande quantità: si parla dei risparmiatori italiani ed esteri, degli investitori professionali, delle banche italiane, della Banca Centrale Europea e persino di altri Stati dell’eurozona, come la Germania. Costoro dovrebbero fargli credito, a tassi bassissimi e con scadenze che vanno a cercare nei mezzi secoli. Ardua impresa. Anche perché tutti costoro potrebbero sospettare che l’Italia in fin dei conti voglia il denaro subito per non restituirlo mai più. E ciò, perché, come diceva proprio Keynes, in the long run we are all dead, nel lungo termine saremo tutti morti.

Allora l’Italia dice: “Ma noi non vogliamo i vostri soldi. Ci rivolgiamo al mercato e a voi chiediamo soltanto di garantire il nostro debito, in modo che le Borse non si allarmino, non dubitino della nostra solvibilità e ci concedano altri enormi prestiti”. Ma i possibili garanti si chiedono: “E se poi si allarmano lo stesso, forse che non saremmo chiamati ad onorare la garanzia prestata, per un importo di centinaia di miliardi? E chi ce lo fa fare?”

Vicolo cieco. E tuttavia cerchiamo di essere ottimisti al di là del verosimile. Facciamo che a Bruxelles trovino un marchingegno per il quale l’Italia ottenga quello che chiede. Un istituto comunitario (non importa quale sia) garantisce il debito italiano senza limiti di somma, Roma è felice e Giuseppe Conte pretende il trionfo con ventiquattro littori. Tutto risolto?

Bisogna vedere. Prima l’Italia ha goduto di un grande credito, fino a indebitarsi per all’incirca 2.500 miliardi di euro. Poi le Borse hanno rischiato di non accettare più i suoi titoli, l’Europa è intervenuta e, col suo credito, ha permesso all’Italia di indebitarsi per totali 3.000 miliardi. Ma l’Europa stessa è solvibile? Chi garantisce il garante?

Ecco il punto. Per quanto ci si contorca nei ragionamenti, una volta mangiata, la torta non c’è più. L’Europa nel suo complesso è più solvibile di un singolo Paese, ma non è solvibile “in assoluto”. Con tutte queste manovre abbiamo spostato il limite, ma non per questo l’abbiamo eliminato. Prima si sarebbe indebitata troppo l’Italia, poi si sarebbe indebitata troppo l’Europa.

Quando i mercati, ormai sfiduciati, chiedessero di calare le carte, per non fallire, l’Unione Europea non potrebbe che scaricare sul mercato tutta la liquidità richiesta per pagare i debiti, e il risultato sarebbe un’enorme inflazione dell’euro. A questo punto i debiti sarebbero finalmente pagati. Ma da chi? Avete qualche specchio, in casa?

Facciamo l’ipotesi che l’Unione riversi nel mercato una tale quantità di euro da dimezzarne il valore. Ciò corrisponderebbe a dire che chiunque aveva mille euro ora – in termini di potere d’acquisto – è come se ne avesse cinquecento. Ma questa è la sorte, relativamente beata, del risparmiatore. Chi starà peggio sarà il pensionato a mille euro mensili che ora avrà un potere d’acquisto dimezzato. E lo stesso avverrà per tutti i lavoratori a reddito fisso. Dunque è vero che nel lungo termine saremo tutti i morti, ma molti moriranno in miseria.

Ecco la sintesi storica. Prima l’Italia avrebbe sperperato immensi capitali in regalie, inefficienza e corruzione, e poi avrebbe girato il conto ai più deboli, facendosi inoltre stramaledire dall’intera Europa. Perché la stessa sorte vivrebbero tutti coloro che partecipavano all’eurozona ed avevano un reddito fisso, perché anche i loro euro sarebbero svalutati. Senza neppure avere partecipato alla baldoria che l’Italia si è concessa per decenni. A credito.

Una cosa è sicura: di riffa o di raffa, quando si contraggono dei debiti, alla fine qualcuno dovrà pagarli, o in denaro, o in lacrime, o con tutti e due.

Non puoi mangiare la tua torta e poi averla ancora intera.

giannipardo1@gmail.com