Economia
Da Di Maio a Scannapieco: ecco quanto pesa (ancora) Draghi
Se dipendesse dal governo di centro-destra è probabile che si avvierebbe un avvicendamento in Via Goito. Ma ci sono molte partite complesse
Tant’è che nei giorni che hanno preceduto la nomina del nuovo esecutivo si era sparsa la voce che Dario Scannapieco sarebbe potuto diventare ministro dell’Economia o dello Sviluppo Economico. Una sorta di “risarcimento” a Mario Draghi che avrebbe permesso l’avvicendamento alla Cassa, magari con il fidatissimo – per Giorgia Meloni – Maurizio Leo. La premier, d’altronde, ha un problema: le serve accreditarsi in Europa. Le mosse di questi giorni, la rottura con la Francia sul tema migranti e con la Germania, non sembrano il viatico migliore per un G20 di Bali in cui la Meloni, al momento, ha in agenda solo l’incontro con Joe Biden.
Serve quindi che Draghi faccia da padre nobile di Giorgia Meloni in Europa. In cambio di che cosa? Possibile pensare che Sergio Mattarella non completerà il suo secondo settennato e, di conseguenza, Draghi potrebbe tornare in corsa dopo la “facciata” del gennaio 2022. Basta? Non proprio. In questo “do ut des” l’ex capo della Bce chiede un altro favore alla Meloni: che si ricordi degli amici. Se, dunque, Scannapieco dovesse essere congedato dalla Cdp, si dovrebbe trovare per lui un altro ruolo di peso in Italia o in Europa. Magari al timone di una partecipata o, in alternativa, in qualche centro di potere di Bruxelles.