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Economia

Il matrimonio con Assicurazioni Generali è ormai sfumato, ma a Carlo Messina l’idea che Intesa Sanpaolo possa continuare a crescere nel ramo assicurativo (oltre che nel risparmio gestito) non dispiace e lo ricorda ancora una volta parlando durante la conference call di presentazione dei dati del primo trimestre dell’anno chiuso con 901 milioni di utile netto (+11,8% annuo). Un dato che non include gli 800 milioni di plusvalenza della vendita di Allfuds, e che se venisse replicato anche nei restanti tre trimestri porterebbe la banca a generare 3,6 miliardi di utile a fine anno, sempre al netto di componenti straordinari.

Numeri superiori alle attese e che potrebbero permettere di distribuire un monte dividendi anche superiore ai 3,4 miliardi (tanto che c’è chi a caldo ha azzardato la cifra di 4 miliardi) più volte indicati e che hanno consentito al titolo di terminare la giornata in rialzo del 3% a 2,844 euro per azione a Piazza Affari, con oltre 188 milioni di pezzi passati di mano in giornata. Un andamento che ha trascinato tutto il comparto e l'interno listino milanese delle blue chips.

Ma oltre alla solidità dei flussi reddituali e all’interessante ritorno in termini di dividendi (pari al 7% al momento, ovvero all’8% se venissero distribuiti 4 miliardi), a tener banco sono le parole di Messina sulle iniziative che la banca ha adottato una volta sfumato il possibile “matrimonio” con Trieste. “Stiamo iniziando ad assumere agenti per rafforzare le nostre attività assicurative e diventare leader anche nei Danni” ha infatti dichiarato il manager, secondo cui resta “strategico rafforzare tutti i ricavi non provenienti da interessi”. Già ora in Italia il gruppo è il primo nel ramo Vita e lavora “per competere ed essere primi nei Danni. Oggi abbiamo una penetrazione ridicola in questo settore, pari all’1%, siamo quindicesimi “.

Ma già lavorando con la base di clientela esistente “potremo rapidamente diventare, con una strategia aggressiva, una delle prime cinque compagnie in Italia nei Danni”. Una strategia che non sembra per ora comprendere acquisizioni di sorta, quanto il varo di partnership sul tipo di quella varata il mese scorso con Aon, primo gruppo nel mondo nel campo della consulenza dei rischi e delle risorse umane, così da riuscire a servire sempre meglio le piccole e medie imprese italiane con esigenze assicurative complesse.

Del resto dopo un 2016 che ha visto ricavi in crescita del 7% e 25 miliardi di euro di raccolta lorda nel ramo Vita, prevalentemente con prodotti di ramo terzo, ma anche una crescita del 40% del ramo Danni che in due anni è più che raddoppiato raggiungendo i 400 milioni di euro di premi, è legittimo che la divisione assicurativa guidata da Nicola Maria Fioravanti voglia fare leva sulle reti distributive del gruppo, tanto la Banca dei territori quanto Fideuram come pure la Banca dei tabaccai, per fare il definitivo salto di qualità e scordarsi definitivamente di quella “tentazione” chiamata Trieste.

(Segue...)

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