Economia
ePrice, 130 milioni di cassa in fumo. Redde rationem fra Arpe e Ainio
ePrice (l’ex Banzai di Paolo Ainio) corre sul filo del crac con la perdita di 40 milioni nel 2019. Dura denuncia di Matteo Arpe, secondo socio, sulla gestione
L’Italia non è l’America; così come ePrice, l’ex Banzai di Paolo Ainio non è né sarà mai Amazon. Il pioniere italiano dell’e-commerce, al contrario del gigante Usa, è in gravissima crisi. E non da ieri. Venerdì scorso il Cda della società quotata a Milano ha approvato i conti del 2019, il peggior bilancio della sua storia.
Le perdite nette hanno sfiorato i 41 milioni di euro, dopo il rosso di bilancio del 2018 pari a 14 milioni di euro. La crisi si sta dunque avvitando sempre più e il gruppo, fondato da Paolo Ainio e noto come Banzai fino al 2016 prima di assumere la denominazione attuale, ha approvato i conti pur a fronte di un quadro che mette in forse la stessa continuità aziendale. Si è a un passo dal crac. E a guardare la storia recente di ePrice i sintomi della crisi erano manifesti da tempo. Il gruppo dal 2012 in poi ha chiuso solo un anno (il 2016) in utile.
Paolo Ainio
Per il resto è una lunga striscia rossa di perdite. Che sono andate accentuandosi negli ultimi 3 anni. Dal 2017 al 2019 ePrice ha cumulato perdite nette per la bellezza di quasi 80 milioni di euro. E di fatto ha bruciato gran parte delle risorse raccolte con la quotazione del 2015. In soli 4 anni il titolo è crollato da 6,75 euro dell’Ipo ai soli 37 centesimi, per una capitalizzazione di mercato passata da 279 milioni di euro a 15,6 milioni. In fumo i denari di chi ha puntato sul titolo.
Tra questi il banchiere Matteo Arpe, che con la sua holding lussemburghese Arepo Bz ha il 20,8% del capitale ed è il secondo azionista alle spalle dello stesso Paolo Ainio con il 22,9% delle quote.
Matteo Arpe
Arpe ha ingaggiato da mesi un duro confronto con Ainio. Il banchiere chiede con forza un segnale di discontinuità nella gestione e di recente ha promosso l’azione di responsabilità nei confronti del fondatore. A corredo della sua azione una denuncia particolareggiata sulla gestione ritenuta del tutto inefficiente.
Secondo la denuncia infatti ePrice ha solo bruciato cassa: dal 2015 l’assorbimento di cassa è stato di ben 130 milioni, con la “società che ha operato con un conto economico in costante perdita, consumando l’ingente dotazione di liquidità derivante dalla quotazione, letteralmente polverizzata in pochissimi anni, e l’ulteriore cassa generata dalle dismissioni effettuate, in particolare dalla cessione dell’intero comparto “media”, unica attività che dimostrava capacità di generare utili per il gruppo”.
Non solo ma secondo Arpe “le ragioni di una così manifesta perdita di valore non sono imputabili – come il management ha tentato negli anni di giustificare – a sfavorevoli congiunture di mercato o a fattori esogeni sopravvenuti e non prevedibili, ma vanno essenzialmente ricondotte alla manifesta incapacità del management di cogliere le tendenze di mercato e a quelle che appaiono sistematiche negligenze e imprudenze nella pianificazione degli obiettivi industriali e degli investimenti della Società. A tale incapacità si è aggiunta, nel tempo, la carenza nel prendere atto (e comunicare adeguatamente agli azionisti) l’irrealizzabilità dei piani approvati; e la negligenza nell’istruire, proporre ed eseguire le necessarie opzioni strategiche alternative. Dal 2012 ad oggi la società ha approvato cinque diversi business plan, senza mai raggiungere gli obiettivi di Ebitda ivi indicati; in sostanza, ogni anno le previsioni del management sono state puntualmente sconfessate dai risultati realizzati e riviste pesantemente al ribasso”.
Denuncia pesante come di vede
Ora con un fatturato sceso solo nel 2019 del 20% a quota 130 milioni dai 164 milioni del 2018 e con una perdita che ha portato il patrimonio netto a quota 8,4 milioni e un indebitamento finanziario netto di 6,8 milioni, ePrice punta tutto per risollevarsi a un aumento di capitale di 20 milioni da effettuarsi entro maggio. E ha rivisto per l’ennesima volta il piano industriale. Nel frattempo è entrato in consiglio a gennaio il “ristrutturatore” Claudio Calabi. Ma la china sembra sempre più in discesa. Non solo ePrice brucia cassa, ma ha cominciato a perdere ricavi. Il problema da finanziario ora è anche di mercato. Ce la farà il pioniere dell’e-commerce italiano a risalire la china? Compito che sembra assai difficile.