Economia
Equitalia abolita e cartelle rottamate?
Altre incertezze per le pmi. Ecco perché
Chiusura di Equitalia, rottamazione delle cartelle esattoriali ed evasione fiscale: questi gli importanti temi su cui A.P.I., l’associazione piccole e medie industrie, ha chiesto agli imprenditori di esprimere il proprio parere, con un sondaggio condotto sulle pmi associate nel territorio lombardo, lasciando intravedere uno spaccato interessante sul sentiment e sulle posizioni del tessuto della piccola e media imprenditoria lombarda a riguardo della manovra.
Alla domanda: "La chiusura di Equitalia migliorerà il rapporto fisco-contribuente?" il 30% degli intervistati ha risposto no, dichiarando che questo processo sarà un puro cambio di nome, mentre solo l’11% crede che, con l’abolizione di Equitalia, il clima vessatorio potrà cessare. Inoltre, più della metà degli imprenditori, il 55%, è convinta che il rapporto dei contribuenti con l’attuale sistema fiscale italiano dipenderà molto dal nuovo modello che l’Agenzia delle Entrate deciderà di adottare, sfatando il tradizionale clima di negatività presente tra le fila degli industriali.
L’opinione degli imprenditori si divide ulteriormente sul tema della rottamazione delle cartelle esattoriali: il 49% crede, infatti, che questa manovra rappresenti un incentivo all’evasione fiscale, a discapito di chi ha sempre pagato regolarmente. Per il 45% degli intervistati invece, la sanatoria non incentiverà l’evasione fiscale se il modello continuerà a essere lo stesso, con l’eliminazione di sanzioni e interessi.
Gli imprenditori, infine, vedono nella pressione fiscale equa una via che porta alla regolarità: il 70% delle pmi lombarde, infatti, è dell’avviso che il peso dell’onere fiscale diminuirebbe realmente solo se tutti i contribuenti pagassero le tasse, il 2% si astiene e il 28% dimostra una totale sfiducia nelle istituzioni e nella politica italiana. Memori degli anni passati, una minoranza degli imprenditori non crede che un cambiamento nella politica industriale italiana possa realmente avvenire.
Entro il 31 marzo 2017, come sancito dal Decreto Fiscale n.193/2016, le aziende potranno presentare la definizione agevolata dei ruoli, che consentirà di non pagare sanzioni e interessi di mora sulle cartelle Equitalia emesse dal 2000 al 2016. Tuttavia, con l’avvicinarsi di questa scadenza, le perplessità degli imprenditori sulla manovra della Legge di Stabilità sembrano aumentare invece che dissiparsi, lasciando spazio a un clima di sempre maggiore incertezza in merito al futuro modello dell’Agenzia delle Entrate.
Stefano Valvason, direttore generale di A.P.I. commenta: «Il tema della rottamazione delle cartelle è ancora molto dibattuto e genera sempre maggiore incertezza tra le pmi lombarde: da una parte c’è chi nutre speranze verso il nuovo modello che sarà adottato dall’Agenzia delle Entrate, dall’altra persistono le preoccupazioni sul clima vessatorio in materia fiscale in cui il nostro paese versa e da cui, secondo una buona percentuale di imprenditori, non sarà assolutamente facile uscire. Queste opinioni discordanti acquisiscono ancora più importanza alla luce del tema sollevato negli scorsi giorni dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro».
Nello specifico, facendo riferimento alla lettera aperta del vicepresidente dell’Ordine Vincenzo Silvestri all’amministratore delegato di Equitalia e al direttore generale dell’Inps, è fondamentale sottolineare che, per un mancato raccordo fra la normativa fiscale e quella previdenziale, le aziende che hanno debiti previdenziali anche di modesta entità potrebbero decidere di non aderire alla sanatoria. Questo perché l’adesione alla rottamazione a oggi sembrerebbe bloccare il rilascio alle imprese del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) da parte dell’Inps e dell’Inail e di conseguenza potrebbe rendere impossibile partecipare agli appalti pubblici per la fornitura di beni e servizi.*
Stefano Valvason conclude: «Questa mancanza di chiarezza comporterà, per coloro che accederanno alla rottamazione dei ruoli, di risultare non in linea con i pagamenti presso il concessionario, con una ricaduta negativa per il tessuto industriale, sia in termini economici che di nuove opportunità di crescita».