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Economia
Esg e tassonomia sulle Pmi: l'intervento di Affari al webinar di Ikn Italy

Il tema, però, rimangono sempre le pmi. Rappresentano la quasi totalità delle imprese italiane ma fino a poco tempo fa sono state confinate in un cono d’ombra. Ora qualcosa sta cambiando: il 19 dicembre 2022 è stato pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, il Regolamento di esecuzione (UE) 2022/2453 che modifica le norme tecniche di attuazione del Regolamento (UE) 2021/637, relativamente ai Modelli ITS da utilizzare per la pubblicazione dell’informativa annuale sui rischi ambientali, sociali e di governance, ESG, con la prima data di riferimento al 31 dicembre 2022.

I nuovi modelli ITS, previsti dal regolamento di esecuzione, dovranno contenere informazioni complete e comparabili, che permettano di valutare il profilo di rischio dell’ente/impresa secondo la doppia rilevanza materiale: da un lato l’informativa deve spiegare l’impatto finanziario dei fattori ESG sulle attività economiche e finanziarie con una prospettiva outside-in; dall’altro l’impatto dalle loro attività negli ambiti ESG che potrebbero diventare finanziariamente rilevanti quando incidono sugli stakeholders, prospettiva inside-out.

Concludo ricordando brevemente che la Commissione Europea ha enfatizzato le potenzialità e il funzionamento del mercato dei Green Bond, presentando un pacchetto di misure intitolato "Energia pulita per tutti gli europei", secondo il quale dal 2021 sarà necessario un supplemento di 177 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi individuati per il 2030 su clima ed energia per i quali questi nuovi meccanismi di finanziamento e di investimento potrebbero giocare un ruolo essenziale.

La tassonomia europea, dunque, rappresenta un ottimo punto di partenza. Ma, mai come ora, si fa strada l’urgenza di circoscrivere maggiormente le attività da mettere in campo. Il tempo stringe, il clima è ulteriormente impazzito ma le imprese, specialmente quelle piccole, non sembrano essersene accorte. Secondo un recente studio realizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile e da Cerve, l’85% delle Pmi non è per nulla informato sulla tassonomia europea e solo lo 0,7% si definisce “molto informato”. Il 70% delle Pmi si rivolge abitualmente alle banche per avere credito, ma solo il 17% lo fa per avviare progetti green.

È chiaro dunque che bisogna agire, aumentare la consapevolezza delle imprese e creare una rete di sicurezza fatta di norme chiare e puntuali. Ne va della sopravvivenza del nostro tessuto economico.

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