Economia
F2i tratta in esclusiva alcuni asset di Nexi
F2i avrebbe presentato un'offerta di 600-700 milioni di euro, anche se Nexi si aspetta di incassare almeno 800 milioni
F2i tratta in esclusiva alcuni asset di Nexi
Nexi e F2i stanno attualmente negoziando in esclusiva su un settore di attività che potrebbe alterare la struttura dei due gruppi. Secondo quanto riportato da MF-Milano Finanza, il colosso dei pagamenti e la società di gestione del risparmio guidata da Renato Ravanelli stanno esaminando i dettagli di un'operazione che potrebbe essere annullata all'inizio del 2024. Per una serie di servizi forniti dalla divisione Digital Banking Solutions (in particolare il clearing e il corporate banking), F2i avrebbe presentato un'offerta di 600-700 milioni di euro, anche se Nexi si aspetta di incassare almeno 800 milioni, valutando gli asset a circa sette volte l'EBITDA, in linea con i multipli del settore.
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La convergenza è in corso, e se le trattative richiedessero più tempo, il periodo di esclusiva potrebbe essere prolungato. Le discussioni non riguardano solo il prezzo; al tavolo delle trattative è in corso un confronto sia sul campo di applicazione dell'operazione che sul futuro degli accordi commerciali attualmente in vigore. Nonostante al momento Nexi stia trattando solo con F2i, i servizi di clearing e corporate banking digitale del gruppo guidato da Paolo Bertoluzzo potrebbero interessare anche altri investitori. Sul mercato circolano, ad esempio, i nomi di Euronet, Swift e dell'azienda statunitense Fis, ma essi potrebbero presentare le loro proposte solo al termine dell'esclusiva. Le cessioni rientrerebbero nel piano di Nexi di concentrarsi sulle attività principali e di razionalizzare la propria struttura. Inoltre, le risorse ottenute consentirebbero di ridurre il debito. Alla fine dei primi nove mesi, la posizione finanziaria netta di Nexi era diminuita a 5,35 miliardi, con un rapporto debito netto/EBITDA in calo a 3,1 volte, in linea con il piano. Per ridurre l'esposizione, il gruppo ha adottato anche altre misure, tra cui la dismissione di attività estere come Nets Dbs, attiva nel settore dell'identità digitale nei mercati del Nord Europa, e l'utilizzo della cassa generata.
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La riduzione del debito potrebbe inoltre rendere più attraente il gruppo di pagamenti, che in passato era stato oggetto dell'interesse di private equity e fondi pensione. In lizza c'erano Cvc dall'Inghilterra, Brookfield dal Canada e Blackstone e Silver Lake dagli Stati Uniti, oltre al fondo pensione canadese Canada Pension Plan con 570 miliardi di dollari di attivi netti investiti sia in azioni che in titoli a reddito fisso, e al private equity statunitense Francisco Partners con attivi per 41,9 miliardi di dollari. Tuttavia, nelle ultime settimane, il dossier sembra essersi raffreddato, anche a causa delle speculazioni sulle fusioni e delle buone performance nei primi nove mesi, che hanno visto un aumento del 7% nei ricavi rispetto allo stesso periodo del 2022 e un aumento del 10,2% dell'EBITDA a 1,26 miliardi. Questi risultati hanno ridato slancio al titolo Nexi, che è salito del 40% dai minimi di fine ottobre, attestandosi oggi a 7,43 euro, un prezzo decisamente meno interessante per i potenziali acquisitori.