Economia

Flat tax, nemmeno i mercati prendono sul serio le parole di Salvini

Gianni Pardo

Introducendo la tassa piatta nelle condizioni attuali dei nostri conti pubblici, il Paese andrebbe in default prima di applicarla

Di Matteo Salvini si parla francamente troppo. Ne parlo troppo anch’io. E se da un lato ho voglia di vietarmelo – per la mia dignità, e per non scocciare il prossimo – dall’altro mi chiedo: si possono trascurare le gesta di qualcuno che attualmente, piaccia o non piaccia, può determinare le sorti dell’Italia?

Purtroppo lo studio del personaggio è molto difficile. A partire dal fatto che non si tratta di un ingenuo. Dunque tutto quello che dice può essere indifferentemente vero o falso. Sul suo conto lui stesso è una fonte fra le altre, e neppure la più affidabile. Inoltre è così perfettamente un “animale politico” che si può assolutamente contare sulla sua mancanza di scrupoli.

Matteo Renzi lasciava trasparire – volontariamente o involontariamente che fosse – le sue antipatie e il suo disprezzo per il prossimo, e con ciò si tradiva. Salvini invece è un bravo ragazzo del popolo che vuol bene a tutti, manda “bacioni” in televisione ed appare un sempliciotto raggirabile. Sicché io me ne fiderei meno di quanto mi fiderei di Talleyrand, se una simile impresa fosse umanamente possibile.

A tutte queste premesse si pensa nel momento in cui sull’Italia si addensano nubi tali che, per un diluvio universale, la metà basterebbe. Dall’aumento dell’Iva al drammatico rialzo dello spread, dalla possibile procedura per debito eccessivo da parte delle autorità europee al calo del prodotto interno lordo e ad una più pronunciata recessione. Il cumulo di miliardi che dobbiamo sborsare per impegni pregressi è enorme: almeno una trentina. Ebbene, che cosa dichiara Salvini? Che farà votare la tassa piatta per un totale di altri trenta miliardi di euro. Il che contabilmente si traduce così: prima non sapevamo dove trovare trenta miliardi di euro, ora non sappiamo dove trovarne sessanta (64, dicono i competenti). E il nostro parlare di vendere beni pubblici, di tagli alle spese e cose simili, sono barzellette di cui a Bruxelles non ridono più.

Il bello è che Salvini, considerandoci tutti una manica di imbecilli, fa questo ragionamento. Dove prenderemo i soldi per la flat tax? Semplice. Dal momento che essa rilancerà l’economia, gli italiani produrranno di più e dunque pagheranno più tasse; cosicché saranno gli stessi italiani a fornire i trenta miliardi. Voilà. E com’è che non ci avevamo pensato?

Il ragionamento è così elementare che invito tutti ad andare domani alla sede centrale della banca più vicina e fare al direttore questo ragionamento: “Ho avuto un’idea formidabile per fare soldi a palate, ma ho bisogno di un milione per attuarla. Lei mi dia il milione che poi le restituirò la somma col dieci per cento di interesse”. Se il direttore vi dà il milione, il ragionamento di Salvini è giusto. Se non ve lo dà, chiedetevi se il discorso del leader leghista sia più serio di quello che avete fatto al direttore.

Che la tassa piatta possa rilanciare l’economia è perfino possibile. Ma mentre la spesa è sicura, il rilancio è incerto. E comunque ci sarebbe un divario temporale fra il momento in cui lo Stato dovrà sopperire al mancato gettito fiscale, e il momento in cui la macchina si sarà messa in moto e potrà rimborsare il debito.
Le obiezioni sono una folla. E se, aumentando il nostro debito pubblico di cinquanta o sessanta miliardi in una sola botta, i mercati si allarmassero e non ci facessero più credito, chi ci salverebbe dal default (vulgo fallimento)? Chi ci dice che le Borse, invece di farci credito per sessanta miliardi, non smettano di comprare quelli che già di solito emettiamo per pagare i titoli in scadenza? Facendoci fallire prima ancora di applicare la tassa piatta?

Le domande sono tante che la conclusione è ovvia: scartata l’ipotesi che Salvini sia un cretino, l’unica che rimane in piedi è che non parli sul serio. Parla di trenta miliardi non per avere quella somma e introdurre la tassa piatta, ma per qualche altro scopo. Del resto, che non parli seriamente lo dimostra il fatto che oggi, 29 maggio, lo spread è a 280, non a 400 o 500, come sarebbe normale che fosse, se veramente l’Italia volesse azzardare una simile manovra. In altri termini, nemmeno i mercati prendono sul serio le parole di Salvini.

Rimane da capire quale potrebbe essere il vero scopo di rodomontate di cui il Barone di Münchhausen si vergognerebbe. Creare un casus belli col quale farsi dire di no dal Movimento 5 Stelle, e attribuire ad esso la caduta del governo? Dichiarare ai suoi elettori che lui ha provato a mantenere la parola, ma si sono messi di traverso il Movimento, la Corte dei Conti, il Tesoro, la Banca d’Italia, e perfino il Circolo della Caccia di Udine?

Non riesco ad essere fiero di essere il cittadino di un Paese così poco credibile che se il politico più importante del momento dice una pericolosa assurdità, nessuno si allarma. Siamo dunque condannati a personaggi che promettono di “spezzare le reni alla Grecia”?

giannipardo1@gmail.com