Economia

Flat tax rinviata, Bagnai: "Per le famiglie partirà dal 2020"

Flat tax, per i redditi di impresa si parte dall'anno prossimo

Flat tax sì, ma non subito. Almeno per le famiglie. Ad annunciarlo è stato Alberto Bagnai, parlamentare della Lega. "Mi sembra che ci sia un accordo sul fatto di far partire la Flat tax sui redditi di impresa a partire dall'anno prossimo", ha spiegato a Serena Bortone, conduttrice di Agora' RaiTre, il possibile sottosegretario all'Economia.

"Il primo anno per le imprese e poi a partire dal secondo anno si prevede di applicarla alle famiglie", ha aggiunto Bagnai. Dunque per le famiglie l'appuntamento è rinviato al 2020.

Fisco: cos'e' la flat tax e come funziona

Letteralmente, la flat tax significa in italiano "tassa piatta", basata su un sistema fiscale non progressivo e quindi calcolata come "aliquota fissa". Solitamente tale sistema si riferisce alle imposte sul reddito familiare, e talvolta sui profitti delle imprese, tassate con un'aliquota fissa. Questo sistema di tassazione fu ideato per la prima volta nel 1956 dall'economista statunitense Milton Friedman. Secondo i sostenitori della flat tax, sosterrebbe la crescita economica: ad oggi, e' in vigore in Russia e in alcune Repubbliche ex sovietiche, dove e' particolarmente diffusa. In Italia, negli anni, il dibattito si e' riacceso periodicamente: ad esempio, la sua introduzione venne propugnata da Silvio Berlusconi nel 1994, quando propose un'aliquota del 33% (con una no-tax area per i piu' poveri) al posto dell'Irpef progressiva.

La flat tax e' poi tornata come tema politico periodicamente, fino ad essere ribadita con forza nell'ultima campagna elettorale da Berlusconi stesso e dal leader della Lega Matteo Salvini. Dopo il voto del 4 marzo, la flat tax e' quindi entrata nel programma di governo stipulata dalla Lega assieme ai 5 Stelle. Essa prevede in sostanza l'introduzione di due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie. Oggi invece ci sono 5 aliquote e altrettanti scaglioni Irpef. Il primo scaglione comprende i contribuenti con un reddito compreso tra 0 e 15.000 euro l'anno. In questo caso l'aliquota Irpef e' del 23%, che corrisponde - nel caso di massimo reddito per questa fascia, 15.000 euro - a una tassazione di 3.450 euro. Nella prima fascia sono ricompresi tutti i lavoratori che percepiscono un reddito non superiore a 1.250 euro. Il secondo scaglione Irpef e' quello che comprende i redditi tra da 15.001 euro a 28.000 euro. L'aliquota riservata a questa fascia e' del 27%, con una tassazione - nel caso di reddito piu' alto - di 6.960 euro. Sono rappresentati da tale categoria le persone con reddito mensile non superiore a 2.335 euro.

E' importante evidenziare che a partire dal secondo scaglione in poi (quindi in caso di reddito maggiore rispetto a quello con aliquota base), si applica l'aliquota successiva solo per la parte eccedente di reddito. Il terzo scaglione di reddito e' quello compreso tra 28.001 euro e 55.000 euro, per contribuenti con un reddito massimo di 4.583 euro. L'aliquota Irpef e' fissata al 38% sulla soglia eccedente la seconda (ossia si applica il 38% solo per la quota di reddito che supera i 28mila euro, ai quali si applica l'aliquota precedente del 27%). In questo caso, la quota Irpef sara' pari a 17.220 euro in caso di reddito piu' alto. Il quarto scaglione Irpef coinvolge tutti i contribuenti da 55.001 euro a 75.000 euro, che presentano un reddito mensile non superiore a 6.250 euro. Per questi contribuenti, l'aliquota Irpef sulla quota eccedente il precedente scaglione e' del 41% e di conseguenza l'onere fiscale piu' alto sara' pari a 25.420 euro.   Oltre i 75.000 euro di reddito, ovvero per il quinto ed ultimo scaglione di reddito, l'aliquota Irpef e' pari al 43%. I contribuenti facoltosi, che percepiscono un reddito annuo eccedente i 75 mila euro, ovvero oltre 6.250 euro mensili dovranno corrispondere 25.420 euro piu' il 43% sul reddito eccedente.