Economia

Fuga dei cervelli dal Sud al Nord? Le leve per invertire la rotta ci sono.

Eduardo Cagnazzi

Svimez: la migrazione intellettuale causa una perdita di 3 miliardi al meridione. Solo dalla Campania in 54mila sono emigrati in dieci anni per lavoro

Non si ferma l’emigrazione dei giovani meridionali verso le regioni del Nord Italia. Le ultime rilevazioni Svimez, sugli effetti economici di breve periodo dell’emigrazione universitaria dal Sud verso il Centro-Nord, parlano di una migrazione intellettuale che causa una perdita di 3 miliardi di euro alle regioni meridionali. Il Rapporto della Banca d’Italia sull’economia della Campania non racconta una storia troppo diversa. Tra il 2006 e il 2016, sono stati più di 54 mila i giovani che hanno deciso di cercare fortuna fuori regione. Perché si parte? Perché manca un’adeguata offerta lavorativa. Ma se è vero che a livello macroeconomico sembra esserci qualche schiarita per le regioni meridionali, nonostante la permanenza di un forte divario con il settentrione, è anche vero che il lavoro e le aziende si stanno trasformando, con riflessi positivi sull’occupazione. Nel 2017, infatti, sono diverse le imprese che, soprattutto in Campania, hanno promosso campagne di assunzione. 

Step Sud Mare, con cuore operativo a Pomigliano d’Arco e sedi in Italia e all’estero, è una società attiva nel settore dei servizi di progettazione industriale, di prodotto e di processo, per l’industria e i trasporti. L’anno scorso ha promosso una campagna per l’assunzione di 40 nuove risorse (30 da inserire nell’organico della società madre e 10 in LinUp, la startup satellite lanciata nel 2015) per potenziare progetti legati proprio al piano industria 4.0. “Ssm -spiega Antonio Maria Zinno, presidente della società- è un’azienda giovane, dinamica e innovativa. Lavoriamo al fianco di clienti importanti e investiamo continuamente in ricerca. Il mercato sta cambiando e, per le aziende, la sfida è quella di essere sempre al passo con i tempi, aggiornando anche le figure professionali. Industria 4.0 offre l’occasione di dare risposte concrete ai ragazzi che studiano e si formano nel Mezzogiorno e, allo stesso tempo, di rendere attrattivo il nostro territorio per cervelli provenienti da altre regioni. È un’opportunità per provare a invertire il trend evidenziato dagli studi più recenti, è ciò che proviamo a fare”. 

Non solo industria 4.0, però. A creare occupazione, nel Mezzogiorno, sono anche imprese che hanno scelto di investire in comunicazione e marketing. È il caso di 4 M.A.N. Consulting, società di consulenza, formazione e coaching nata nel 2011 da un’idea di Roberto Castaldo. Le figure ricercate nel 2017 spaziavano da commercial advisor a copywriter, da grafici a web master. “La campagna di assunzioni -spiega Castaldo- ha interessato dieci figure professionali. 4 M.A.N. è cresciuta nel tempo fino a contare oggi una sede anche a Milano. Il nostro cuore operativo, però, rimane a Napoli dove continueremo a investire sulle risorse umane del  territorio. Le esperienze di studi e di lavoro all’estero o in altri territori italiani sono importanti, fondamentali per la formazione. Ma, allo stesso tempo, è determinante offrire ai giovani una scelta, l’opportunità di restare o tornare. Il nostro impegno quotidiano va anche in questa direzione”. 

Una chiave per contrastare la fuga dei cervelli è anche la formazione. Lo sa bene Eitd Scarl, società guidata da Paolo Lanzilli che dal 1994 opera nel settore della formazione professionale e che ha avviato, tra gli altri, il percorso di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) “Tecnico superiore per il monitoraggio e la gestione del territorio e dell’ambiente”, con l’obiettivo di formare una figura professionale, altamente specializzata e concretamente spendibile sul mercato del lavoro, che operi per la difesa del suolo e la salvaguardia dall'inquinamento dell'atmosfera e dell'ambiente in genere. Rispondendo a un avviso pubblico della Regione Campania sono stati selezionati venti giovani diplomati, tra i 18 e 34 anni, che hanno da poco concluso la fase teorica in aula di 480 ore e stanno svolgendo il periodo di stage presso nove aziende del settore. Ma la formazione serve anche a dare un’opportunità di inserimento a giovani in condizioni svantaggiate. Come il percorso di qualifica professionale di “Operatore dell’abbigliamento”, avviato sempre da Eitd nel quartiere Scampia, tristemente noto per le faide di camorra, e che costituisce una delle 100 sperimentazioni nazionali (nove in Campania) per combattere la dispersione scolastica. Protagoniste sono 16 ragazze in età di obbligo scolastico, con alle spalle storie di disagio, che oggi dopo un anno dalla partenza del corso (anch’esso selezionato dalla Regione Campania tramite bando), sono diventate per il quartiere “le sarte di Scampia”. Le giovani da settembre andranno in alternanza scuola-lavoro presso alcuni grandi marchi del mondo della sartoria, come ad esempio Kiton Spa, Kuvera spa (nome commerciale Carpisa e Yamamay), Assia Spose ed altre sartorie artigianali. Il progetto si è anche aggiudicato il Premio Aif per la Formazione assegnato a Milano a marzo scorso.

Per Vito Grassi, numero uno di Confindustria Campania e Unindustria Napoli, la leva per invertire la rotta dei cervelli in fuga è nello sviluppo del territorio. “Se diventa attrattivo, con un tessuto imprenditoriale competitivo, tutti i talenti emigrati alla ricerca di un lavoro all’altezza delle loro ambizioni sceglieranno di rientrare in questa regione. Anche perché il contesto, la vivibilità di questo territorio, sono tra i più alti in giro, nonostante tutto”. Grassi è amministratore unico della Graded, azienda attiva da 60 anni nel mercato della progettazione, realizzazione e gestione di impianti di energia da fonti rinnovabili. “Nella nostra azienda, giusto per fare un esempio -prosegue Grassi- abbiamo manager trentenni che hanno deciso di tornare qui. O anche cittadini stranieri o provenienti da altre città italiane che hanno scelto di lavorare e vivere qui. Vivere qui non ha paragoni, per il contesto geofisico e naturalmente privilegiato e il giacimento culturale che abbiamo. E se dietro ci fosse anche un tessuto imprenditoriale capace di investire e creare lavoro, ci sarebbero tutte le condizioni per invertire il trend di emigrazione. O comunque garantire un ritorno a chi ha deciso di andare via”. La formazione e l'alta specializzazione possono giocare un ruolo fondamentale per fermare la fuga dei cervelli, ma da soli non bastano: "Il ruolo di leadership mondiale che si è ritagliata la città sul tema dell’offerta formativa in materia di nuove competenze digitali, attraverso la partnership tra Università Federico II e multinazionali quali Apple, Deloitte, Cisco e Ferrovie dello Stato - dice Grassi - può essere una grande occasione per invertire completamente la rotta, facendo ognuno la propria parte. In primis il tessuto imprenditoriale, rispondendo alle nuove opportunità con una domanda adeguata".

Il giovane manager cui fa riferimento Grassi è una donna: si chiama Ludovica Landi (nella foto con Grassi), ha 32 anni, una laurea da 110 e lode in Economia aziendale con specializzazione in Management alla Bocconi di Milano. A Napoli è rientrata nell’aprile 2018 per assumere in Graded l’importante incarico di Coo (Responsabile organizzativo ed operativo), dopo aver lavorato a Milano come manager presso una società di consulenza multinazionale americana (una delle Big Four).

Che cosa l’ha spinta a rientrare alla base? “Ci sono almeno due motivazioni che mi hanno riportato a Napoli”, racconta Ludovica. “Da una parte la presenza in Campania di solide realtà imprenditoriali dal respiro nazionale ma anche internazionale che permettono a profili come il mio di mettere a frutto ciò che hanno potuto imparare in contesti più aperti, dall’altra il legame con il territorio verso il quale nutro un forte senso di appartenenza e di orgoglio. Graded è proprio una di queste realtà: l’azienda e la sua proprietà hanno consentito di collocarmi in un ruolo stimolante offrendomi l’opportunità  di applicare un metodo lavorativo appreso in contesti più ampi. Infine, ma non da ultimo, avverto, come tanti miei coetanei emigrati per studio o per lavoro, un senso di responsabilità verso la nostra terra e mi chiedo: se oggi napoletani che hanno vissuto fuori e che potrebbero essere la classe dirigente di domani non accettano, quando si presentano, sfide manageriali che permettono una crescita personale e contestualmente del proprio territorio, chi dovrebbe pensarci”?