Economia
Fusione nucleare, l’Italia corre verso un mercato da 46 miliardi e 117mila nuovi posti di lavoro
L’intenzione del Governo è di proseguire nelle attività di sviluppo della fusione

Fusione nucleare, l’Italia corre verso un mercato da 46 miliardi e 117mila nuovi posti di lavoro
Uno studio sullo stato di maturazione della tecnologia della fusione nucleare, con tempistiche e opportunità di sviluppo in Europa. Lo ha presentato oggi alle ore 11,00 a Roma, Palazzo Ferrajoli, in piazza Colonna 355 il gruppo dei Conservatori e riformisti al Parlamento europeo (ECR), di cui è co-presidente l’Europarlamentare di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini.
La fusione nucleare "è una tecnologia sul mercato delle fonti energetiche che solitamente viene chiamata, soprattutto dagli addetti del settore, la 'killer energy', ovvero l'energia capace di rendere in qualche modo obsolete tutte le altre fonti energetiche quando sarà disponibile. Ho citato la parola 'quando' perché, a questo punto, non è più un discorso del se sarà disponibile, è soltanto il quando partirà. Il quando non è un fattore irrilevante, soprattutto per un continente come quello europeo e un Paese come l'Italia, che ha un grave problema di carenza di produzione e di autoproduzione energetica".
Ha detto in apertura Procaccini, che è anche responsabile ambiente ed energie di Fratelli d'Italia. "Per quanto riguarda il medio periodo - ha aggiunto- il governo guarda con favore alla fissione nucleare nelle tecnologie che stanno per rendersi disponibili da qui a breve. Con breve periodo intendiamo dal 2030 in poi. Si tratta di tecnologie da fissione nucleare che non hanno nulla a che vedere con le tecnologie del passato, non sono le centrali atomiche degli anni 80-90. Si tratta di evoluzioni, nel caso degli SMR in particolare, ma anche e soprattutto degli AMR, che hanno una capacità di performance incomparabilmente migliore rispetto al nucleare di vecchia generazione".
La fusione nucleare sta vivendo un momento particolare. Questa possibile fonte energetica, su cui si sta lavorando da anni per cercare di replicarla sulla Terra, così da contare su una fonte energetica che promette diversi benefici, attira investimenti, pubblici e privati. A livello privato, il sostegno alle tecnologie di fusione oggi supera i 7,3 miliardi di dollari a livello globale, si legge nel World Fusion Outlook 2024 della IAEA (International Atomic Energy Agency). Lo stesso documento ricorda che a oggi si contano almeno 20 concept di impianto a fusione a varie fasi di sviluppo in Canada, Cina, Germania, Israele, Giappone, Repubblica di Corea, Federazione Russa, Svezia, Regno Unito e USA con date di completamento previste tra il 2030 e il 2055.
Anche a livello aziendale, si registra un crescente interesse, come testimonia il numero di società che lavorano alla fusione, più che quadruplicato, dal 2017 a oggi, passato da una decina di realtà a più di quaranta.
La ricerca sulla fusione nucleare e sulla fisica del plasma viene svolta in più di 50 paesi, in primis USA e Cina, ma l’Italia c’è. Il nostro Paese ha un ruolo di primo piano nella realizzazione dei componenti utili a realizzare gli impianti. Come illustrato dalla stessa premier, Giorgia Meloni, alla COP29, «l’Italia è impegnata in prima linea sul nucleare da fusione».
L’intenzione del Governo è di proseguire nelle attività di sviluppo della fusione. E proprio per rafforzare questa tesi, all’evento a Palazzo Ferraioli, era presente anche il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che ha confermato l’intenzione del governo di puntare non solo sull’energia nucleare a fusione, ma anche su altre tecnologie nucleari, come dimostrato anche dal DDL licenziato nell’ultimo Consiglio dei ministri. Il ministro, a tal proposito, ha anche fatto cenno alla intenzione di puntare sui mini-reattori di terza generazione, SRM, nel cui sviluppo sono impegnate Enel, Eni, Leonardo ed Ansaldo
“La nascente newco tra Leonardo, Enel e Ansaldo Nucleare – ha aggiunto Pichetto – fornirà un contributo che ci porterà a restare tra le squadre di testa. Possiamo creare una condizione di futuro al nostro Paese, dando una risposta fondamentale. Tutti gli analisti ci dicono che nei prossimi 15-20 anni avremo una domanda di energia più che doppia rispetto ad oggi: con la fusione potremo dare una risposta che è una risposta anche per la produzione industriale”. Gli SMR garantiscono un’alimentazione costante, come il gas d’altro canto. Il fotovoltaico oggi riesce a fornire un’alimentazione per 1.500 ore. Una volta standardizzato il modello di produzione, l’SMR avrà un costo di realizzazione di 3,5 milioni a megawatt (5,5 milioni il costo stimato del prototipo).
All’evento organizzato da Procaccini e dall’Ecr era presente anche il professore Piero Martin, Fisica Sperimentale all’Università di Padova, che ha curato il rapporto per il gruppo dell’Ecr che ha sottolineato come l’energia nucleare sia una fonte di energia sfruttabile già ora: “Io ho una certezza: che la fusione rappresenta per l’Italia e per l’Europa, un’opportunità unica- ha spiegato il professore- Ma non quando sarà pronta, ma già da oggi. Questo è uno degli equivoci da sfatare: il tema della fusione non creerà valore quando sarà pronta, tra 10 o 20 anni, sta creando valore già oggi”.
Così il prof. Piero Martin, che ha proseguito. “La fusione e la ricerca creano economia da subito, oggi. È una componente fondamentale di un futuro perché, per ogni singola reazione chimica, una reazione nucleare produce circa dieci milioni di volte di energia in più. Questo si porta dietro tantissime altre cose: vuol dire che gli spazi sono più piccoli, la quantità di combustibile è più piccola, perché ogni reazione produce 10 milioni di volte di energia in più e naturalmente, non avendo a che fare combustibili fossili, non produce CO2”.
Secondo le stime di un recente studio della società di consulenza EY, lo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e Italia potrebbe generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro per la filiera industriale italiana, con un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro e la creazione di circa 117.000 nuovi posti di lavoro.