Economia
Gas, il freddo congela l'Europa e scatta l'allarme per le scorte: ecco che cosa rischia l'Ue
La dipendenza del gas dalla Russia, benchè ridotta, resta significativa e l'inverno 2025 potrebbe essere il banco di prova per verificare la resilienza del sistema
L'ondata di freddo in Europa e l'allarme gas per le forniture: ecco gli scenari 2025
L'ondata di freddo che sta attanagliando l'Europa sta lasciando un segno profondo nelle scorte di gas del continente, che si stanno riducendo al ritmo più rapido degli ultimi sei anni. Le temperature, le più basse dal 2018, stanno mettendo sotto pressione il sistema energetico europeo, facendo calare i livelli di stoccaggio al 70%. Un confronto inquietante se si considera che, nello stesso periodo dello scorso anno, i depositi erano pieni per l’86%.
Un déjà vu pericoloso
Per trovare un livello di stoccaggio paragonabile bisogna tornare al gennaio 2022, poco prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Allora, gli stoccaggi avevano toccato il 53%, alimentando il timore di una crisi energetica su vasta scala. Oggi, benché i livelli siano più alti, le prospettive non sono rassicuranti: il freddo persistente e il consumo accelerato di gas potrebbero riportare l’Europa a uno scenario di vulnerabilità, proprio mentre il continente cerca di ridurre la sua dipendenza dal gas russo.
Prezzi instabili, segnali contraddittori
Nonostante la diminuzione delle riserve, il mercato dei future a febbraio sul Ttf di Amsterdam, il punto di riferimento europeo, registra un calo del 2,33%, attestandosi a 46,22 euro al MWh. Un dato che riflette una certa stabilità dei flussi, ma che potrebbe rapidamente mutare se le condizioni climatiche dovessero peggiorare o se le tensioni geopolitiche riaccendessero la corsa agli approvvigionamenti.
La trappola del clima e l’incognita geopolitica
L'Europa, già provata dagli eventi degli ultimi due anni, si trova ora a fare i conti con un nemico invisibile: il freddo. La morsa invernale sta evidenziando i limiti delle strategie messe in atto dai governi per diversificare le fonti di approvvigionamento. Se, da un lato, gli stoccaggi erano stati riempiti in maniera più consistente nei mesi estivi, dall'altro, l’aumento dei consumi per il riscaldamento sta erodendo rapidamente questo margine di sicurezza.
Le opzioni, però, sono limitate: il GNL americano, che ha contribuito a colmare il vuoto lasciato dalla Russia, è costoso e soggetto a una logistica complessa. L'Algeria, altro fornitore chiave, ha vincoli produttivi che non possono essere superati a breve termine.
Un segnale d’allarme per il futuro
Questo scenario mette in luce una verità scomoda: l’Europa non è ancora fuori dalla crisi energetica. La dipendenza dal gas, benché ridotta, resta significativa, e l'inverno 2025 potrebbe essere il banco di prova per verificare la resilienza del sistema. La domanda è: che cosa succederà se il freddo continuerà? Le riserve scenderanno sotto una soglia critica, alimentando una nuova spirale di rialzi dei prezzi e tensioni sociali? Mentre il termometro scende, il conto alla rovescia per un equilibrio energetico stabile sembra appena iniziato.
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