Economia

Generali, Calta promette più utili e 7 mld di M&A per "risvegliare il Leone"

Confermati monte dividendi (5,2-5,6 miliardi) e buyback (500 milioni) di Donnet al 2024. Ma strategia più aggressiva su costi, digitale e M&A (AM negli Usa)

CLICCA QUI PER LEGGERE LE SLIDE DEL PIANO ALTERNATIVO A QUELLO DI DONNET DI CALTAGIRONE PER LE GENERALI

Profitti per 4,2 miliardi a fine piano nel 2024, di oltre 1,3 miliardi superiore all’ultimo utile netto realizzato dalle Generali a guida Donnet nel 2021. Con una crescita composta (Cagr) superiore al 14% dell'utile per azione (che include però le acquisizione già fatte di Cattolica e La Medicale), ben oltre il 6-8% promesso dal piano Lifetime Partner 24 dell’assicuratore francese che Francesco Caltagirone mira a rimuovere, ma confermandone l’attuale politica dei dividendi (5,2-5,6 miliardi di cedole distribuite nell’arco di piano) e buyback (per 500 milioni).

 

Guarda il video della conferenza stampa di presentazione del piano "Awakening The Lion"

Il costruttore romano, primo azionista singolo delle Generali (con una quota poco sotto il 10% del capitale), e il ticket di vertice della propria lista, Claudio Costamagna (candidato presidente) e Luciano Cirinà (candidato ceo) alzano il velo sul proprio programma alternativo, “costruito solo su numeri ufficiali” e con l'aiuto di Bain, per conquistare la maggioranza del consiglio di amministrazione della compagnia triestina. Piano che verrà presentato nel dettaglio oggi a Milano da Costamagna e Cirinà ed anticipato dal sito "Awakening The Lion" ("Risvegliare il leone", dal simbolo della compagnia, il Leone alato di San Marco, ndr) preparato ad hoc per l’assemblea del 29 aprile a Trieste sul rinnovo delle cariche sociali, dove la lista Caltagirone, sostenuta da Leonardo Del Vecchio e dalla Fondazione Crt dovrà vedersela con quella del consiglio uscente, appoggiata invece da Mediobanca (primo gruppo azionista con il 17,22% dei diritti di voto, fra quota in possesso e prestito titoli sul 4,42% del capitale) e dal socio uscente De Agostini (1,44% dei diritti di voto).

Generali AwakeningLe foto della conferenza stampa di presentazione del piano "Awakening The Lion"Guarda la gallery

L'intervento si è reso necessario perché "l'ultimo piano presentato (di Philippe Donnet, ndr) non inverte in alcun modo la rotta e ha una ambizione di crescita troppo modesta", visto che "tra il 2005 e il 2021 ha perso più di 8 miliardi di capitalizzazione", in controtendenza rispetto a Zurich, Axa e Allianz mentre da inizio 2016, primo anno della gestione Donnet, a fine 2021 - spiega sempre il programma Awakening The Lionl'EPS Cagr adjusted di Generali è stato inferiore al 6%.

"La media di Axa, Zurich e Allianz è stata invece superiore al 7,5%". Inoltre, si sottolinea, ci sono state una "concentrazione sul business Vita in un contesto di tassi di interesse ancora bassi, una limitata componente di masse di gestione da terzi nelle attività di asset management, un portafoglio geografico molto frammentato e scarsa presenza in Asia, il mancato contributo delle attività in Italia alla crescita del risultato operativo degli ultimi quattro anni, investimenti in M&A inferiori rispetto ai concorrenti e concentrati in operazioni di piccola taglia".

Gli altri numeri del piano sono una cassa cumulata disponibile per 9,5-10,5 miliardi a fine 2024 (di cui sette messi a disposizione per l’M&A su larga scala, anche attraverso l'utilizzo efficiente della leva, con focus su Europa e Oriente per il Vita e il Danni e gli Stati Uniti per l'asset management), un cost/income ratio sotto il 55% (dal 64%, con risparmi lordi fino a 600 milioni di euro) e maggiori investimenti nel digitale (1,5-1,6 miliardi contro gli 1,1 miliardi promessi da Donnet). Il punto d'atterraggio del percorso disegnato è un utile netto "full potential" di 4,2-4,6 miliardi nel 2024 e oltre 5 miliardi nel 2025-2026 contro i 2,8 miliardi del 2021.

Generali

Il piano alternativo a quello di Philippe Donnet di Caltagirone per Generali

Secondo il programma, Generali - che ha visto il suo posizionamento "indebolirsi nel corso degli anni" - ha bisogno di una nuova strategia con un riposizionamento e con ambizioni più alte, basate su cinque leve strategiche (tra cui la massimizzazione della cassa disponibile fino a sette miliardi), e necessita di una governance con standard elevati, fatta di "zero tolleranza per i conflitti di interesse e di un ribilanciamento dei poteri del Ceo e una lista indipendente e competente". E attraverso l'istituzione di una figura di direttore generale  e di un comitato esecutivo.

Dal punto di vista industriale, Costamagna e Cirinà prevedono nel dettaglio una razionalizzazione della presenza geografica delle Generali, ponendo il focus sui mercati che assicurano crescita e redditività a medio e lungo termine e quindi con una revisione approfondita del business tesa a liberare risorse da reinvestire in crescita organica (e non) in mercati ad alto potenziale connotati da forte attrattività finanziaria. Consolidamento della leadership in Italia, Francia e Germania, crescita nell'est Europa, Cina e India e sviluppo della presenza in Usa soprattutto in ambito asset management.

Il piano punta a un efficientamento dei costi centrali e amministrativi, con l'attivazione immediata di un crash program basato sulla semplificazione della struttura di holding, sulla semplificazione della struttura organizzativa, sull'efficientamento delle funzioni "non-business", sul consolidamento dei processi information technology e sulla fidelizzazione dei talenti.

In conferenza stampa, Costamagna e Cirinà hanno spiegato che il piano punta ad acquisizioni dell'ordine di grandezza di 4,5-6 miliardi con un contributo alla crescita inorganica del 3-4% in termini di Cagr dell'utile per azione, ma il candidato presidente di Caltagirone non ha escluso il ricorso futuro a un aumento di capitale per finanziare un M&A che potrebbe essere anche "transformational". "Se ci fosse un'operazione di grosse dimensioni che crea valore nel lungo periodo non avremmo remore a prendere in considerazione un aumento di capitale", ha spiegato l'ex Goldman Sachs.

"Oggi dalle nostre stime per l'M&A avremmo sette miliardi a disposizione, dunque non c'è bisogno di alcun aumento", ha aggiunto, precisando che il rapporto tra posizione finanziaria netta e capitale di Generali è attorno al 20% contro il 25-30% dei peers. "Raggiungere questo valore ci darebbe due miliardi in più che aggiunti alla cassa fanno sette miliardi. Tutto ciò ovviamente mantenendo la disciplina e non mettendo a rischio il rating. Il Solvency ratio è già molto alto, c'è spazio di manovra", ha aggiunto.

Sebbene sia assolutamente prematuro parlarne oggi, Costamagna ha precisato che sull'M&A "siamo aperti a ogni singola opzione se c'è creazione di valore, di cassa ne abbiamo, se serve carta per fare un'operazione lo proporremo agli azionisti". La priorità, in ogni caso, è far crescere la compagnia, ha concluso.

Presentato il piano, i broker iniziano emettere i loro giudizi sulle strategie. Per gli analisti di Citi, che confermano la raccomandazione neutral e il prezzo obiettivo a 19,4 euro su Generali, “sono stati presentati target di efficienza significativamente più ampi, ma secondo noi con poco sostegno, inoltre con una tempistica molto stretta e dipendenti dai ricavi”. Nel complesso, anche tenendo conto delle indicazioni sull'M&A, per Citi, il piano è “molto più aggressivo”. “Cambierebbe in modo significativo l'investment case e il profilo di rischio in un momento difficile per un M&A di ampie dimensioni e 'friendly' per gli azionisti", hanno concluso gli analisti.

Dall'altra parte gli analisti di Kbw hanno confermato la raccomandazione market perform e il prezzo obiettivo a 21 euro su Generali. In un report dal titolo "Risolvere problemi che non siamo convinti esistano" si sono detti sicuri che "Generali possa fare meglio", ma non concordano con la visione in merito al fatto che l'attuale squadra manageriale abbia fallito. Al momento, hanno spiegato gli esperti, "diamo alla squadra attuale il beneficio del dubbio sul fatto che stiano facendo il meglio possibile", con promesse più contenute ed esecuzione migliore del previsto.

Infine, gli analisti di Exane Bnp Paribas hanno bocciato completamente la fattibilità del piano. "La vera domanda che avevamo andando alla presentazione di oggi era sulla credibilità delle straordinarie ambizioni di crescita"; un aumento medio annuo del 14% dell'Eps "non batterebbe solo l'attuale piano di Generali, ma guiderebbe l'intero settore. Se offri questo agli investitori, devi essere preparato a sostenerlo. Non pensiamo di aver ottenuto questo oggi", hanno aggiunto da Exane. Per gli analisti "se il management attuale avesse presentato questo piano, non pensiamo che gli investitori lo avrebbero trovato credibile".