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Economia
Generali, Calta lascia il board. Rebus Allianz nella battaglia di Trieste

Le mosse nell'azionariato. Caltagirone lascia la vicepresidenza in polemica

Rebus Allianz nella battaglia per la governance sulle Assicurazioni Generali mentre Francesco Gaetano Caltagirone si dimette da vicepresidente del Leone puntando il dito indirettamente contro il presidente Gabriele Galateri e lamentando di essere stato “palesemente osteggiato, impedito dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato” durante i lavori del Cda.

Ci sono due top-manager a Monaco di Baviera, dirigenti italiani di alto profilo nel mondo assicurativo e ai vertici del colosso teutonico delle polizze che sono spuntati nel totonomi per il ticket di comando che i Pattisti (Leonardo Del Vecchio, Francesco Caltagirone e Fondazione Crt) proporranno a breve come alternativa a Philippe Donnet per conquistare il voto dei fondi internazionali ad aprile in assemblea e imporre così la propria lista.

Sono quelli di Sergio Balbinot, 63enne friulano ex co-Ceo del Leone e ora membro del board of management dell’Allianz e di Giulio Terzariol, 50enne veneto chief financial officer e capo finanza, controlli e rischi della compagnia che come Balbinot siede nel board dell'assicurazione tedesca che capitalizza oltre tre volte quella italiana (oltre 92 miliardi contro i 29,5 delle Generali). Il nome di Balbinot è stato fatto per la presidenza e quello di Terzariol per il ruolo di Ceo del Leone.

Secondo indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it il primo, che abita ancora a Trieste e che ha lasciato un ottimo ricordo fra i dipendenti nordestini, pare sia in procinto di rinnovare per un altro anno il proprio mandato in Allianz, in scadenza alla fine del 2022. Il secondo invece, le cui quotazioni sarebbero in crescita per diventare il candidato alternativo a Donnet alla guida delle Generali, a quanto risulta è anche in linea di successione per andare a raccogliere in futuro le redini del gruppo tedesco, quando l'attuale Ceo Oliver Bäte, in quella posizione dal 2014, lascerà la tolda di comando. Una linea che però a Monaco di Baviera è affollata.

Come candidata potenziale a futuro amministratore delegato, infatti, c’è anche la quotata 47enne top-manager, romena di nascita ma cresciuta in Germania, Renate Wagner, con un passato in Zurich e Kpmg e ora a capo delle Human Resources, Legal, Compliance e M&A. Wagner, come Terzariol, siede nel board of management e pare che goda, al di là di rappresentare un profilo professionale più completo, di un consensus maggiore perché potrebbe essere la prima donna Ceo dell’Allianz.

I tempi comunque a Trieste si stanno facendo stretti e se Terzariol decidesse di far parte della partita della grande finanza tricolore dovrebbe prima dare le dimissioni e mettersi poi al lavoro sul contro-piano con i due grandi azionisti Del Vecchio e Caltagirone con cui partire poi per fare engagement con il mercato. Senza poi esser sicuro di ricevere l'investitura in assemblea. La prossima settimana dovrebbe arrivare la long list (da cui estrarre poi una short list a metà febbraio) del board nella procedura della lista del consiglio. In cima all'elenco, ovviamente, ci sarà il nome di Philippe Donnet (e probabilmente quello di una donna come presidente, per cui è in pole position Diva Moriani).

A quanto risulta, i prossimi 10 giorni saranno decisivi anche per l’individuazione del ticket di vertice e del piano da parte dei Pattisti che alzeranno il velo sulla propria lista a metà febbraio, immediatamente un minuto dopo che avrà preso forma la versione ridotta della lista del consiglio uscente (da presentare poi in forma definitiva a marzo).

Dopo che Caltagirone e Del Vecchio si sono fortemente spinti con ulteriori investimenti nel capitale delle Generali superando con anche la fondazione torinese di Giovanni Quaglia il 16% (al 16,133%; il patron del Messaggero ha l'8,04%), l’elenco dei consiglieri dei Pattisti dovrebbe esser piena di nomi di alto profilo. Nominativi che devono far presa nell'universo degli istituzionali, il cui consenso sarà l’ago della bilancia in assemblea ad aprile con il 34,75% del capitale.

Il tempo non è molto, perché gli ultimi due mesi e mezzo saranno decisivi per la campagna elettorale. Da convincere ci sono anche i Benetton che con i neo vertici di Edizione, Alessandro Benetton ed Enrico Laghi, dovranno abbandonare la linea della neutralità dopo aver lasciato il patto di consultazione fra i soci forti in Mediobanca (dove hanno il 2%).

La famiglia di Ponzano ha già fatto affari con Caltagirone e con Del Vecchio è forte il legame fra imprenditori che hanno mosso i primi passi nell'operoso Nordest. Ma fonti vicine a Ponzano riferiscono ad Affaritaliani.it che i Benetton schiereranno il proprio 3,9% con il piano e con il management più convincenti nelle prospettive di crescita delle Generali e nel promettere maggiori ritorni agli azionisti

Intanto, dopo oltre 12 anni Caltagirone si è dimesso dal consiglio di amministrazione della compagnia triestina lasciando la vicepresidenza. Il gesto in dissenso con le dinamiche di governance all'interno del consiglio della compagnia che negli ultimi due anni ha sempre deliberato a maggioranza, con il patron del Messaggero e il rappresentante di Delfin Romolo Bardin sempre relegati "all'opposizione". La critica di sotto fondo è sempre quella di mancanza di indipendenza della compagnia nei confronti del primo azionista Mediobanca (13% del capitale e 17,22% dei diritti di voto) appoggiata dal gruppo De Agostini, in uscita però (1,44% in dismissione) ma con diritti di voto fino al D-day di aprile.

Un comunicato delle Generali ha fatto sapere che la decisione è stata motivata dal vicepresidente vicario richiamando un quadro nel quale la sua persona sarebbe “palesemente osteggiata, impedita dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato”, facendo riferimento alle modalità di lavoro del board e in particolare: alla presentazione e approvazione del piano strategico; alla procedura per la presentazione di una lista da parte del Consiglio; alle modalità di applicazione della normativa sulle informazioni privilegiate; all’informativa sui rapporti con i media e con i soci significativi, ancorché titolari di partecipazioni inferiori alle soglie di rilevanza.

Critiche immediatamente rispedite al mittente da parte del responsabile della governance e cioè Galateri (con cui non corre buon sangue), secondo cui "le motivazioni addotte non possono che essere categoricamente respinte avendo la società sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, anche relativamente ai lavori per la presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di cui ha costantemente informato le autorità di vigilanza. Ai suddetti principi ci si è attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione”.

Secondo chi segue da vicino le vicende del gruppo, Caltagirone in questo modo completa coerentemente il proprio percorso di critica nei confronti della verso società, elimina il rischio concerto e si prepara a presentare la propria lista, completamente svincolato da obblighi sociali. "La mossa di Caltagirone è un chiaro segnale dell'aspro scontro sulla governance di Generali che comporta incertezze per il gruppo. Riteniamo tuttavia che potrebbe accelerare un chiarimento nella direzione della presentazione di una lista alternativa", hanno commentato infatti stamane da Intesa Sanpaolo, mentre il titolo viaggia in territorio negativo a Piazza Affari.

@andreadeugeni

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