Geox ha smesso di fare utili. Dall'Ipo -44% in Borsa. I mali oscuri del gruppo
Geox chiude il 2017 con 884,5 mln di ricavi, sotto i livelli del 2016. Pesano la ristrutturazione dei monomarca e l’incertezza sul rilancio in Asia e Usa
La parabola di Polegato: dai fasti del 2007 al tonfo del 2012
Negli anni successivi il gruppo di Polegato ha inanellato continui rialzi delle quotazioni, arrivate nel novembre 2007 a toccare il massimo storico di 16,36 euro (ed una capitalizzazione di borsa di 4 miliardi), poi il crollo: la crisi economico finanziaria mondiale prima, le difficoltà del settore moda poi, fecero calare il titolo sui 3,7 euro già un anno dopo il record storico, per poi farlo gradualmente scivolare fino a un minimo di 1,438 nel maggio 2012. Da allora tra alti e bassi il titolo ha continuato a oscillare tra 1,8 e 4,3 euro per azione senza più riuscire a riprendere la marcia verso anche solo quei 6,63 euro toccati nel rimbalzo delle borse del marzo 2009. Il perché è presto detto: Geox ha smesso di crescere e, soprattutto, ha smesso di fare utili.
Mascazzini riuscirà a far crescere gli utili?
Se dieci anni fa il Geox aveva segnato un utile netto di 120 milioni, a fine 2016 il profitto si era ridotto a soli 2 milioni. A settembre la società di Polegato aveva previsto per l’intero 2017 un fatturato in leggero calo, accompagnato però da un miglioramento del margine lordo e da una redditività “in significativo aumento”. Per il momento il mercato ha toccato con mano come la previsione di vendite poco sotto i livelli dell’anno precedente fosse corretta, ora attende di capire se finalmente dal fronte degli utili arriveranno notizie positive, ma anche se Mascazzini può essere il manager giusto per far ritrovare al gruppo delle “calzature che respirano” quella crescita, soprattutto negli Usa e in Asia, che è stata vanamente inseguita per troppi anni senza risultati apprezzabili.
Luca Spoldi