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Economia
Imprese al top, report Confindustria: Italia nuova locomotiva d'Europa

Confindustria: industria Italia torna a pre-crisi e traina l'Ue

La manifattura italiana "piu' solida e sostenibile, traina la ripresa dell'Europa". E' quanto emerge dal rapporto del Centro Studi Confindustria sugli scenari industriali "La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite". "A differenza di quanto accaduto con le precedenti crisi globali, la manifattura italiana, dopo il tracollo di oltre 40 punti percentuali nel bimestre di marzo e aprile del 2020, non solo ha recuperato stabilmente i livelli di attivita' precedenti lo scoppio della pandemia, ma - sottolinea il Csc nel rapporto annuale sull'industria - e' diventata uno dei principali motori della crescita industriale nell'Eurozona. In Germania e Francia, infatti, nonostante un calo meno drastico dei volumi di produzione nei mesi piu' critici del 2020, il pieno riassorbimento dello shock appare ancora lontano: ancora sotto del 10% dai livelli pre-crisi la produzione tedesca, del 5% quella francese".

Exploit italiano grazie a domanda e sostegno al reddito

Per Confindustria, "la performance industriale italiana e' spiegata innanzitutto da una dinamica della componente interna della domanda che, grazie alle misure governative di sostegno ai redditi da lavoro prima e di stimolo alla spesa dopo, ha dato un contributo decisivo alla ripresa della produzione nazionale. A fronte di un fatturato estero che ad agosto del 2021 ha segnato un +2,8% in valore rispetto al picco di febbraio 2020, il fatturato interno ha registrato nello stesso arco temporale un +7%. La crescita e' trainata innanzitutto dai comparti legati alle costruzioni, dove e' in corso un boom di investimenti". A incidere poi, secondo il Csc, e' il "basso grado di esposizione delle imprese manifatturiere italiane alle strozzature che stanno affliggendo le catene globali del valore in questo frangente. In base alla media delle risposte dalle imprese nella seconda parte del 2021, 'solo' il 15,4% di esse ha lamentato vincoli di offerta alla produzione per mancanza di materiali o insufficienza di impianti, contro una media Ue del 44,3% e a fronte addirittura del 78,1% dei rispondenti in Germania". "La tenuta della capacita' produttiva in Italia, sostenuta anche da un massiccio ricorso ai prestiti garantiti dallo Stato (il nuovo debito netto contratto dalle imprese manifatturiere italiane nel 2020 e' stato pari a 4,1 punti di fatturato, rispetto ad appena 0,3 nel 2019) - spiega ancora il Csc - ha scongiurato una forte ondata di chiusure ed evitato cosi' pesanti ricadute negative sul fronte dell'occupazione. Alla fine del secondo trimestre 2021, le ore lavorate nell'industria risultavano sotto dei livelli pre-pandemici del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, gli occupati dell'1,1%. Per la seconda parte dell'anno, le attese delle imprese manifatturiere sul fronte della domanda di lavoro restano positive". (AGI)Gio 201034 NOV 21 NNNN

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