Economia
Donne con figli, 5.700 € in meno sugli stipendi in 15 anni
la perdita di lungo periodo nei salari annuali determinata dalla nascita di un figlio è pari al 53%
Dal 2012 al 2019, i benefici di maternità sono in continuo calo. Secondo il rapporto annuale dell'Inps, si calcolano 80.000 benefici in meno: in sette anni sono stati erogati 2.755.736 congedi di maternità. La riduzione è più accentuata nella fascia di età femminile più fertile che tradizionalmente si considera da 25 a 34 anni, che passa da 216.125 a 166.732. La fascia di età più matura che comprende beneficiarie sopra i 45 anni mostra invece una crescita, "in connessione ad una sempre più spiccata propensione a ritardare la gravidanza tra le donne lavoratrici". La categoria a cui vengono erogati più benefici è quella delle lavoratrici con contratto a tempo indeterminato: questo perché le donne procastinano la maternità finchè non hanno certezza del posto di lavoro.
L’Inps nota poi un’influenza negativa del contratto a tutele crescenti, percepito come meno sicuro rispetto al contratto a tempo indeterminato: “esistono studi che mostrano come la fertilità sia negativamente correlata alla condizione di precarietà dell’impiego e più in generale all’incertezza lavorativa; è quindi probabile che i lavoratori con contratto a tempo indeterminato dopo il 2015 siano meno propensi a fare figli rispetto a coloro che avevano lo stesso contratto prima del 2015”.
"Gli effetti della maternità sono pertanto evidenti e si manifestano non solo nel breve periodo - ha fatto notare Tridico - ma persistono anche a diversi anni di distanza dalla nascita del figlio”.
In termini percentuali, la perdita di lungo periodo nei salari annuali determinata dalla nascita di un figlio è pari al 53%, di cui il 6% dovuto alla riduzione del salario settimanale, l’11,5% dovuto al part-time e il 35,1% dovuto al minore numero di settimane retribuite.
Secondo Tridico, “sarebbe utile prevedere ad esempio uno sgravio contributivo per donne che rientrano in azienda dopo una gravidanza, aiutando così l’occupazione femminile e riducendo le possibilità di indebite pressioni sulle scelte delle lavoratrici. Per ogni neoassunta, entro tre anni dall'assunzione, che vada in maternità e rientri al lavoro, l'azienda otterrebbe un esonero contributivo per tre anni”.