Economia

Intelligenza Artificiale, come scoprire i primi segnali dell’Alzheimer

di Daniele Rosa

I primi grandi passi nella sanità. A colloquio con l’esperto Moreno Zanardo

Intelligenza Artificiale, i primi grandi passi nella sanità

E’ entrata prepotentemente nelle nostre vite, forse troppo velocemente, e creando preoccupazioni e sogni. Parliamo dell’IA, l’Intelligenza Artificiale, forse la più grande rivoluzione che l’umanità sta vivendo e vissuto. Tutti, dal pubblico al privato, se ne stanno accorgendo. I più lungimiranti stanno investendo ed attrezzandosi per utilizzarla al meglio. E’ interessante osservare come i diversi settori industriali italiani si stanno confrontando con questa immensa opportunità. Oggi è il caso della sanità. Ne abbiamo parlato con Moreno Zanardo, esperto ricercatore post-dottorato presso l’IRCCS Policlinico San Donato a San Donato Milanese. Dal 2016 si occupa di ricerca in diagnostica per immagini e negli ultimi anni il suo lavoro si focalizza sull’intersezione tra l’intelligenza artificiale e la radiologia. 

Dottor Zanardo, che cos’è l’intelligenza artificiale (IA) e dove pensa che l’IA possa essere particolarmente determinante? 

“L’intelligenza artificiale (IA) è una tecnologia che permette ai computer di compiere azioni che normalmente richiederebbero l'intelligenza umana. Questo include imparare dalle esperienze, riconoscere modelli, e prendere decisioni. In parole semplici, è come se insegnassimo al computer a "pensare" e a "imparare" per aiutarci a fare determinati compiti più velocemente e in modo più efficace. L’IA può rivoluzionare la radiologia in tre modi principali: con la riduzione del tempo necessario per le operazioni, come la segmentazione dei volumi d’immagine, con l’analisi dei grandi database per la radiomica e la predizione dei rischi, e come “second opinion” nella diagnosi di determinate malattie".

Intelligenza Artificiale, alcuni dei progetti nella sanità

Ci può descrivere brevemente, e in parole comprensibili anche ai non addetti, un progetto di ricerca di intelligenza artificiale e raccontarci quando avete iniziato a lavorare con l’IA? 

“La radiologia, vista la quantità di dati e immagini acquisiti in sede di esame diagnostico, si presta particolarmente all’uso dell’IA. Abbiamo iniziato ad adottare l’IA circa tre anni fa, con un particolare interesse nella predizione del rischio di decadimento cognitivo nei pazienti con Malattia di Alzheimer.  La Risonanza Magnetica è una potente tecnologia di imaging che ci consente di esaminare il cervello in dettaglio. Grazie a un software dedicato possiamo individuare piccoli mutamenti nel tessuto cerebrale che potrebbero essere indicativi della Malattia di Alzheimer, analizzare i dati in modo più accurato e scoprire dettagli che potrebbero sfuggire all'occhio umano”.

State investendo in IA in termini di tecnologia e competenze? 

“Assolutamente si. Recentemente abbiamo acquisito un software avanzato di IA, finanziato dal Ministero della Salute e in collaborazione con il laboratorio di bioingegneria del nostro Policlinico, per quantificare automaticamente nella risonanza magnetica del cervello le “White Matter Hyperintensities”, che possiamo tradurre in italiano come “iperintensità della sostanza bianca”. Sono aree del cervello che appaiono più luminose di quanto dovrebbero e possono essere un segno normale dell'invecchiamento, ma a volte indicano la presenza di condizioni più serie. Ad esempio, possono essere associate a malattie come l'ictus, la demenza, o problemi di circolazione nel cervello. Queste anomalie sono cruciali da identificare nei pazienti sottoposti a interventi chirurgici cardiovascolari, in quanto possono rivelarsi spie di problemi cerebrali preesistenti o potenziali”.

Intelligenza Artificiale, tra rischi ed opportunità

Intravede dei rischi nell’uso dell’IA? 

“Uno dei principali rischi è l’effetto “Black-box” (scatola nera), che implica la scarsa leggibilità dei risultati forniti dal software di IA da parte di chi non conosce tutte le variabili coinvolte. Un altro rischio significativo è la gestione della privacy e dei dati sensibili, un problema amplificato dall’uso di modelli che possono processare enormi quantità di informazioni”.

Quale è stata la sua esperienza più significativa con l’IA? 

“A ottobre 2023, ho partecipato a un “contest” di IA con la Società europea di informatica in medicina (EuSoMII, European Society of Medical Imaging Informatics). Divisi in squadre multidisciplinari, abbiamo elaborato un modello di IA per diagnosticare l’epatocarcinoma usando la tomografia computerizzata. Nonostante le difficoltà e le sfide incontrate, il nostro team ha ottenuto il secondo posto, dimostrando l’efficacia della collaborazione stretta tra esperti di diverse discipline. La sinergia fra i ricercatori mostra come la somma dei contributi individuali possa dare vita a risultati più grandi e concreti per tutti”. 

Crede che l’IA possa sostituire il personale clinico? 

“Non credo che l’IA potrà mai sostituire i professionisti sanitari. Può migliorare l’efficienza e ridurre i tempi di attesa, ma non arriverà a mettere in discussione l’importanza del rapporto con la persona in medicina, specialmente nelle situazioni in cui il paziente è più vulnerabile. La sfida del futuro sarà proprio integrare l’IA nei processi, così da migliorarne l’efficacia e l’efficienza, senza mai perdere di vista la dimensione umana della cura”.