Economia
Italia Independent,il mercato dà fiducia a Lapo che affida il timone a Carlino
Ora Lapo, con l’aiuto del neo-nominato Ceo, Giovanni Carlino cercherà di trovare entro fine anno investitori pronti a scommettere sul rilancio del gruppo
Un business che nei primi sei mesi dell’anno ha risentito della fase di incertezza che sta colpendo l’occhialeria e il lusso italiano, con ricavi calati a 16,34 milioni di euro (rispetto ai 24,9 milioni del primo semestre 2015), un Mol sceso a 11,6 milioni (da 16,9 milioni), ed un Ebitda passato in terreno negativo ( -1,74 milioni dai 3,98 milioni di Ebitda positivo di un anno prima). Il tutto mentre l’indebitamento netto appariva in rialzo dai 22,63 milioni di inizio anno a 33,59 milioni. Carlino, bolognese classe 1960, con un’esperienza trentennale come senior advisor e manager in società, anche del settore dell’occhialeria, tra cui spiccano nomi come Ibm/Stet, Digital Equipment Corporation, The Boston Consulting Group e Indesit (di cui fu Chief operating officer tra il 2003 e il 2005), è un nome noto nell’industria del private equity, essendo Industrial Partner di numerosi fondi di private equity (a cui potrà evidentemente rivolgersi per trovare sottoscrittori dell’aumento da completare entro Natale) e già siede nei Cda di New Call 2015, Contracta e Visiant Contact.
La cosa interessante è che Carlino (che con la Carlino & Associati tipicamente svolge ruoli di “temporary manager” o membro di Cda con missioni specifiche come sviluppo strategico, ricerca di alleanze o programmi di turnaround) potrà a partire dal gennaio del 2019 rilevare un massimo di 600mila azioni ordinarie del gruppo possedute, direttamente o indirettamente, dallo stesso Lapo Elkann. Dato che Elkann ha già sottoscritto titoli a 3,4 euro e altri ne sottoscriverà a 5,75 euro, in entrambi i casi a premio rispetto alle attuali quotazioni, peraltro di oltre l’85% inferiori ai valori di 12 mesi fa e ad anni luce di distanza dai 26 euro dell’Ipo del giugno 2013, Carlino dovrà davvero imprimere una svolta ai conti di Italia Independent Group se vorrà godere di una “stock option” profittevole. Ciò significa che tanto l’azionista di maggioranza quanto il suo nuovo Ceo sono pronti a scommettere che tra un paio d’anni le quotazioni saranno almeno risalite sopra i 4,5-4,6 euro (media tra i due prezzi di sottoscrizione degli aumenti di capitale da completare entro fine anno), o il gioco non sarà valso la candela. Se anche fondi e investitori privati la penseranno allo stesso modo e accetteranno di sottoscrivere l’aumento da 15 milioni di euro, si avrà un significativo, quanto raro di questi tempi, attestato di fiducia nella possibilità di ripresa della società.
Luca Spoldi