Economia

Jobs Act: licenziamenti +7,4%. Giù contratti stabili -29%. Flop riforma lavoro

Jobs Act flop, licenziamenti a raffica +7,4%. Riforma del lavoro di Renzi senza i soldi alle imprese a picco. I dati del ministero del lavoro

Jobs Act licenziamenti a raffica (+7,4%), calano i contratti stabili (-29%). Riforma del lavoro del governo Renzi flop e nuovi contratti giù

Jobs Act fa flop. Calano i contratti stabili (-29%) aumentano i licenziamenti (+7%)

I dati del Ministero sul secondo trimestre 2016, un milione e mezzo di cessazioni dovute alla fine di contratti a tempo determinato.

Mercato del lavoro caos. Il doping erano i soldi che il governo ha stanziato a favore delle imprese che assumevano giovani per pagare una parte dei contributi previdenziali e assicurativi. Una droga monetaria che ha fatto emergere base imponibile consentendo a chi aveva lavoratori in nero di regolarizzarli dato che il costo della messa in regola era a carico dello Stato. Nuovi occupati veri pochi e quando è stato sistemato questo aspetto e andato a farsi benedire il jackpot statale, i dati sono tornati a essere un bagno di sangue nel mondo del lavoro.

 

Jobs Act, Ministero del lavoro i dati
 

Il ministero del Lavoro certifica dati flop che condannano il Jobs Act. Cresce il numero di licenziamenti e cala quello quello dei contratti stabili. I dati sono chiari emergono dalle comunicazioni obbligatorie del ministero. Nel secondo trimestre del 2016 si sono registrati 221.186 licenziamenti, 15.264 in più rispetto allo stesso trimestre 2015 (+7,4%): 11.012 hanno riguardato gli uomini e 4.252 le donne. Dal report del ministero del Lavoro emerge un calo del numero di attivazioni (2.454.757) rispetto allo stesso periodo del 2015, pari al 12,1%, a fronte di 2.197.862 cessazioni, anch’esse in calo del 12,4%. Capitolo riduzione degli incentivi fiscali: ha determinato forse un calo delle attivazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato (-29,4%). Scendono contratti di collaborazione (-25,4%), assunzioni a tempo determinato (-8,7%), in misura maggiore per le donne (-15,2%) meno per gli uomini (-2,4%). La riduzione di nuove attivazioni va a braccetto con una stabilizzazione dei contratti in corso. Nel secondo trimestre 2016, 84.334 trasformazioni: 62.705 da tempo determinato a tempo indeterminato e 21.629 da apprendistato a tempo indeterminato.
 
 
Nel confronto col secondo trimestre del 2015 il numero dei nuovi contrattualizzati scende dell'8,9%, decremento inferiore a quello registrato per i rapporti di lavoro. Giù anche il numero medio di contratti pro-capite: 1,38 nel secondo trimestre 2015 e 1,33 nel secondo 2016. Intanto le stabilizzazioni hanno interessato 83.966 lavoratori. Nel trimestre analizzato si sono registrate 2.197.862 cessazioni di rapporti di lavoro, 1.094.788 hanno interessato uomini e 1.103.074 hanno riguardato donne. Nel 2015 (stesso periodo) le cessazioni contrattuali si sono ridotte di circa 312 mila unità, pari al 12,4%. La riduzione ha interessato in misura maggiore le donne per le quali il decremento in volume è stato pari a 197.315 unità (-15,2%), le cessazioni maschili scendono di quasi 115 mila unità (-9,5%).


 

Jobs Act fa flop dopo la fine dei contributi. E Bankitalia...

 
 
Ad aggravare il quadro di stagnazione arrivano anche i trend sul fronte del credito da parte di Bankitalia che segnala un aumento dei prestiti alle famiglie ma pure una flessione dei finanziamenti alle imprese a luglio. Come nel mese precedente i prestiti alle famiglie sono cresciuti a luglio dell’1,4 per cento sui dodici mesi mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti su base annua dello 0,5 per cento (-0,1 per cento a giugno).